Si era a febbraio quando il presidente del Consiglio, il professor Giuseppe Conte, andò in televisione da Lillì Gruber e disse: “Siamo preparati. Tutto è sotto controllo”. Passarono pochi giorni e fu il trionfo dell’impreparazione. Ancora qualche giorno e per rispondere all’epidemia del Covid-19 il governo scelse la via del lockdown. L’inizio della storia, insieme tragica e comica, dell’epidemia in Italia è iniziata da subito con bugie e atti incostituzionali.
Da febbraio ad ottobre ci corrono nove mesi, migliaia di morti, miliardi di debiti, task force, Piano Colao, perfino il famoso “modello italiano”, ma giunti che si era, ormai, alla grande festa da fare girare la testa della pubblicazione del libro del ministro della Salute, Roberto Speranza, Perché guariremo (Feltrinelli), ecco arrivare la cosiddetta “seconda ondata” dell’infezione. A quel punto il governo, che aveva come l’asino lodato sé stesso con il “modello italiano” ed era prontissimo con il libro di Speranza a dire che tutto il merito era suo e soltanto suo, con una piccola parte da comparsa degli Italiani, che fa? Beh, non trova di meglio da dire che la colpa del secondo tempo del contagio è dei giovani, delle famiglie in vacanza, delle discoteche e, infine, della scuola chiusa da tempo immemore.
È vero – questo il ragionamento del governo divulgato da tutto il circo mediatico senza timore del ridicolo – che gli Italiani hanno fatto sacrifici ma, purtroppo, è anche vero che per colpa di chi non indossa la mascherina, di chi non mantiene le distanze, di chi va in vacanza e di chi cena a casa di amici il virus è ritornato a circolare e, quindi, sono ora necessari il coprifuoco, la chiusura del commercio, il lockdown soft ma pur sempre lockdown. Così tra un atto incostituzionale e l’altro siamo giunti alla terza ondata.
Che diavolo è la terza ondata? La terza ondata altro non è che la terza volta, a distanza di un anno, in cui il governo è impreparato a gestire il contagio. Infatti:
La mascherina? Ok.
Il lockdown? Ok.
Il coprifuoco? Ok.
Le chiusure? Ok.
Gli Italiani hanno fatto tutto ma il governo in concreto cosa ha fatto? Nulla. Eppure, il problema non è il contagio in sé o la malattia. Il problema è il servizio sanitario fragile che non ha il filtro della medicina di base territoriale.
A questo problema – ormai lo dovrebbero capire anche coloro che hanno lo stipendio assicurato alla fine del mese, a meno che non vogliano attendere di non ricevere più lo stipendio per iniziare a capire qualcosina – a questo problema non si può rispondere in eterno con il controllo sociale e con la negazione di libertà e Costituzione, ma costruendo la medicina di base.
Nel primo caso abbiamo la classica trappola per topi (in cui siamo da febbraio), nel secondo un governo civile. Questa differenza è fondamentale e fareste bene a tenerla scolpita in mente perché tra poco vi diranno che la colpa della terza ondata è vostra.
In realtà, non è vero che il governo non abbia fatto nulla. Una cosa l’ha fatta: ha continuamente lavorato per suscitare negli Italiani l’emozione di base: la paura. Il governo che è venuto al mondo per allontanare dal potere Matteo Salvini che era visto come “il ministro della paura” è lo stesso governo che ha adottato proprio la politica della paura per sopperire alla propria palese inadeguatezza. Il governo si è comportato come quei registi dei film horror che sanno bene come sollecitare l’emozione della paura negli spettatori alla ricerca di emozioni forti.
Con l’unica differenza che mentre il film è finto, il governo è vero ma proprio perché è vero e incapace di governare ha fatto ricorso al sentimento ancestrale della paura per controllare socialmente gli italiani nel tentativo di contenere il contagio e non far collassare il fragile sistema sanitario. Quello che è stato definito il “modello italiano” altro non è che il modello di governo più antico del mondo: la tirannia fondata sulla paura.
Come si esce da questa situazione? Male. Malissimo. Infatti, il calcolo che è stato fatto – via la libertà, garantiamo la sicurezza – è non solo stupido, perché la libertà è la condizione necessaria per avere sicurezza e salute nei limiti delle possibilità umane, ma anche inefficiente, come dimostra il numero dei morti, la disorganizzazione generale, la depressione economica.