Politiche green

La trovata ecologista: il boom dei prezzi è colpa del clima

Ora pure l’aumento dei prezzi è imputabile al cambiamento del clima. La nuova trovata degli eco-fondamentalisti

Fino a qualche giorno fa, politici e mass media ci ripetevano all’infinito che la colpa dell’aumento dei prezzi era dovuta all’inflazione, alla crisi economica derivante dalla pandemia, poi dallo scoppio della guerra in Ucraina. Proprio ieri, sulle colonne del Sole 24 Ore, era Andrea Carli a spiegare chiaramente come quasi 6 italiani su 10 abbiano dovuto ridurre le risorse destinate allo shopping, “il 53 per cento a ridurre i consumi di energia elettrica, il 51 per cento a ridurre le spese per attività culturali e di svago, il 44 per cento a tagliare i consumi di gas”. Un unico collante, la tassa più mascherata di tutte: l’inflazione.

Ma ora i giochi sembrano essere cambiati. E in settimane in cui il tema del clima ha letteralmente monopolizzato quotidiani e canali di informazione, è arrivata un’altra trovata targata green. L’aumento vertiginoso dei prezzi è colpa dei cambiamenti climatici. Ed è soprattutto in Germania che questa tesi ha trovato credito.

Per una settimana, infatti, la catena di supermercati Penny applicherà nel Paese “i veri prezzi” su 9 dei suoi prodotti, in particolare tenendo conto del costo dei danni ambientali causati dalla produzione. In definitiva, i prezzi potranno salire fino al 94 per cento, già a partire dai beni elementari. Una confezione di wurstel, per esempio, passerà da circa 3 euro a 6 euro. L’extra-guadagno del supermercato sarà devoluto ad un progetto per la protezione del clima e la conservazione delle aziende agricole a conduzione familiare nella regione alpina. Una scelta che ha portare ad alzare le barricate da parte del consigliere del Ministro della Difesa, Gianclaudio Torlizzi, il quale parla di “speculazione, quella vera. Strumentalizzare il clima per aumentare i profitti gravando sulle tasche dei consumatori”.

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Ed è quindi evidente come a pagarne le spese debbano essere sempre e comunque i consumatori. Una politica che ben si allinea ai provvedimenti eco-folli di Bruxelles, dove il danno derivante dallo stop delle macchine a diesel e benzina a partire dal 2035, o la direttiva green sulle case, saranno scaricati sui ceti sociali più deboli, omettendo il dato più importante della transizione ecologica: la sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con quella economica. Una formula ormai dimenticata dalle istituzioni, ma che nel medio-lungo termine presenterà il proprio prezzo da pagare. Ovviamente, sempre a carico dei cittadini comunitari.

Matteo Milanesi, 1 agosto 2023

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