La Francia sta diventando un interessante esperimento sociale, tutte le regole sono saltate il Presidente conta sempre di meno il Primo ministro sempre di più, l’enarchismo macronista cede il passo al vecchio gollismo, la sinistra è diventata antisemita mentre i lepenisti tacitamente sostengono il governo centrista.
Intanto la vita politica è sospesa in attesa delle prossime elezioni che per costituzione non potranno essere indette prima di 12 mesi dalle precedenti e mentre si decide poco, ci si diverte parecchio. La politica francese è diventata spiritosa, si percula il deputato analfabeta, l’ex giovane primo ministro è deriso in Parlamento dal nuovo anziano primo ministro, vecchi senatori sfoggiano il loro repertorio tra le risate dell’emiciclo. Insomma mentre la Francia è ferma, la politica è in ricreazione.
Ma come la Francia si sta fermando la Germania, con un Governo sempre più debole a causa del disperato tentativo di ritrovare l’antica e perduta stabilità, e così l’Olanda come l’Austria e potrei continuare.
Quello a cui stiamo assistendo sono semplicemente democrazie mature che fanno sempre più fatica a garantire il patto originario sottoscritto con gli elettori: ti tartasso ma ti offro servizi efficienti, pace e libertà. Purtroppo oggi sono rimaste le tasse, i servizi e la libertà li stiamo perdendo per strada e la pace è sempre più a rischio, con il risultato che la democrazia potrebbe presto diventare un lusso troppo costoso.
In questo contesto la svolta a destra dell’elettorato di un intero continente si sta realizzando nel modo peggiore, non per l’affermazione di un’idea o di una politica ma piuttosto per la repulsione di quelle che hanno generato anni di alto debito, bassi salari, ascensore sociale sempre più bloccato e intrusioni sempre più estesa nella vita privata ed economica dei cittadini, ignorando pericolosamente che queste politiche fallimentari sono state condotte con entusiasmo, costanza e disastrosi risultati, non solo dai governi di sinistra ma anche dai rari governi di destra e centro destra.
Il surreale dibattito sulle tasse di questi giorni in Italia ne è la testimonianza, ma la sinistra continentale ha fatto di peggio con la gestione ideologica del dossier energia, ambiente o immigrazione che hanno sortito effetti devastanti, con il Green deal che sta uccidendo le imprese, l’automotive lanciato verso la sua fine e intere zone in Europa ormai in mano a frange estremiste di clandestini.
Tutto questo ha spinto la destra continentale verso la sua attuale affermazione che si rivelerà totalmente effimera se, nel tentativo disperato di mantenere il consenso necessario a governare, continuerà a percorrere la solita vecchia strada: tasse e debito, tasse e debito, tasse e debito, o ad ascoltare le soluzioni prospettate dai soloni alla Draghi… ancora più debito per il solo motivo che ad aumentare ancora le tasse non sarebbe capace neppure lo sceriffo di Nottingham.
Ci dobbiamo chiedere se non stiamo assistendo ad una straordinaria fiammata elettorale di destra alimentata più dal barrage fatto contro la sua ascesa che non dalla forza delle sue politiche.
Insomma assistiamo ad un intero continente che vota a destra sfinito da tasse, debito, chiacchiere ambientali e nuovo wokismo che rischia di ritrovarsi, al netto di qualche blanda riforma, nella stessa situazione di partenza.
Mussolini affermava una solenne e pericolosa fesseria: “Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”, oggi sembrano le parole di Mario Draghi, ma uno lo hanno messo a testa in giù a piazzale Loreto mentre il secondo riceve premi ed è ascoltato come il salvatore del nostro futuro.
Liberali, liberisti, libertari, minarchisti, anarco capitalisti unitevi non per combattere il debito, l’immigrazione clandestina, la malagiustizia o l’inflazione, che sono i sintomi, ma per combattere la malattia: lo Stato.
Se la giustizia non funziona non abbiamo bisogno di più magistrati, tribunali o cancellieri ma di meno leggi e reati assurdi da perseguire, se il debito non è più sostenibile dobbiamo ridurre la spesa inutile di uno Stato pletorico ed inefficiente, per ridurre l’immigrazione clandestina non dobbiamo costruire centri in Albania ma fermare gli sbarchi in Italia a qualunque costo, e così per inflazione, difesa, energia e quant’altro.
Se non riusciamo a ridurre la protervia del regolatore statale rilanciando una politica di libertà per cittadini e imprenditori, se un Governo, qualunque esso sia, non avrà il coraggio di pagare un dazio elettorale immediato nella speranza di confermarsi dopo 5 anni grazie ad una politica di libertà e sburocratizzazione, nulla potrà salvarci dal prossimo ritorno di una sinistra solo un poco più inutile e dannosa dell’attuale inutile destra, in un eterno alternarsi dei nostri incubi peggiori.
Antonio De Filippi, 8 ottobre 2024
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