La verità (che non vi dicono) sul Recovery fund

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Il Recovery fund non è per nulla un regalo europeo di 209 miliardi con qualche piccola riforma, ma l’opposto e cioè riforme durissime anche dolorose a cui viene condizionato un prestito a condizioni molto favorevoli che sarà erogato solo se ci saranno risultati veri di riforme vere.

Recovery, Conte inaffidabile

Nella realtà il Recovery è una troika molto ben mascherata e con il carotone finale del prestito già definito, che ci chiede, come paese, di superare il museo degli orrori del cattocomunismo degli ultimi trent’anni e di diventare un paese allineato al resto dell’Europa. Attribuire a Conte il successo sul Recovery è ridicolo (semmai Gentiloni e ricordiamoci la faccia della Merkel quando Conte le sussurra fuori onda che i 5 Stelle sono in difficoltà per i sondaggi…) ma alla fine la cruda realtà è che Germania e Francia a Giugno 2020, visto il rischio di un esplosione dell’Europa, visto il saldo target 2 (che è, semplificando molto un tema tecnico, l’esposizione della Bce verso il sistema bancario italiano che a giugno 2020 supera 500 miliardi di euro), visto la quantità di titoli di stato italiani detenuta dalla Bce (oltre 600 miliardi a fine 21 che si sommano a target 2)… hanno deciso che l’Italia era … too big to fail.

E hanno allocato somme ingenti, allo scopo di non essere travolti loro stessi, condizionate alle nostre riforme. Per capirci è come lo stato italiano che intervienisse con prestiti onde evitare che il fallimento del comune di Roma o della regione Sicilia travolgano il creditore che ha garantito i debiti già contratti dal comune o dalla regione.

Il Pnrr non è altro che la promessa di aiuti, ma solo se faremo le riforme difficili quelle che non sono mai state fatte. Giustizia, pubblica amministrazione, fisco, e… anche welfare cioè la parola che in Italia non si può mai nominare le pensioni. La partita da adesso in avanti visto che le notizie da Israele sul vaccino sono eccellenti (Pfizer funziona forse anche più delle aspettative) diventa tutta economica e dopo gli sprechi del 2020… i soldi in cassa per il governo sono finiti. Bisogna tornare a crescere, farlo alla svelta.

Sì investimenti, no agli sprechi

Quindi servono riforme coraggiose, sennò i soldi dall’Europa non arrivano proprio e poi i soldi, laddove arrivassero, vanno investiti e non spesi o sprecati, per tornare a crescere e onorare il nostro immane debito pubblico che arriverà a 3 trilioni di euro nel 2024 in mezzo alla più profonda crisi demografica degli ultimi 100 anni, e soprattutto garantire la base fiscale per scuola, sanità, pensioni e ordine pubblico che vengono finanziati tutti gli anni dal lavoro e dalle tasse dei privati.

Risulta in questo contesto evidente l’inadeguatezza assoluta di Conte e del governo che lo sostiene. La prima versione del Recovery fund è un obbrobrio inguardabile ed è la sintesi del pensiero e della competenza di Conte. L’intervento durissimo di Renzi ha prodotto qualche miglioramento anche sostanziale vista la partenza inqualificabile, diciamo che in termini scolastici siamo passati da un 2 e ritiro dalla scuola a un 4 e bocciatura secca.

Ma la domanda da porsi è molto semplice. Sono Conte, i 5 Stelle e il Pd/D’Alema con il condizionamento di Leu che è tanto indispensabile quanto i “costruttori” (Ciampolillo, lady Mastella, De Falco, Cario indagato per brogli, e compagnia bella) e quanto la componente Tabacci teodem in grado di scegliere alcunché? Che cosa ci si può aspettare in termini di scelte dolorose, difficili da questa compagine eterogenea che non ha un valore in comune ma in cui tutti possono esercitare potere di ricatto?

E infine se la crescita e in ultima analisi la sostenibilità del debito pubblico sono i veri obiettivi del Recovery fund cosa ci si può attendere da una compagine che ha in odio l’impresa privata, ampiamente populista, con un pregiudizio ideologico contro i privati e a favore dell’intervento dello Stato nell’economia, senza alcun competenza di sviluppo industriale come dimostrato dagli scempi Ilva e Alitalia? Non ci si può aspettare altro che la continuazione del Conte I e il peggioramento del Conte II, con l’aggravante di maggiore ricattabilità (cresce il numero di soggetti in grado di ricattare) e di una benevolenza molto minore dell’Europa che a breve dopo il vaccino ripartirà a velocità doppia della nostra e sarà impaziente.

Cercasi governo dei migliori

I nodi sono arrivati al pettine. Noi dovremmo adesso e alla svelta mettere in campo un governo con un vastissimo consenso parlamentare, impedire ricatti di ogni tipo a gruppuscoli estremi di 5 Stelle, Leu, nostalgici vetero comunisti, fautori del cattocomunismo degli anni ‘90 che ci ha portato qui attraverso spesa pubblica clientelare e scellerata, scegliere un primo ministro e un gruppo di ministri tra i migliori della società civile, pretendere che ogni partito, 5 Stelle, Forza Italia, Pd (e Lega se ci sta) metta rappresentanti di altissimo peso nel governo, senza patenti di “accettabilità” di alcun tipo ne positive negative… E governare davvero. Facendo scelte dolorose ma necessarie e facendo in pochi anni quello che in trent’anni si è solo detto e mai fatto.

Dovremmo insomma pretendere il governo dei migliori, supportato da tutti perché in questa ultima occasione non possiamo per nessun motivo dibattere di ministeri, sottosegretari, ascoltare le spente litanie spesso incomprensibili di Toninelli, o Catalfo o Boccia. Bisogna avere i più bravi e tra i più bravi e la squadra di Conte c’è la stessa differenza che corre tra il Real Madrid e la squadra dell’oratorio. La considerazione che più fa rabbia è che il Real Madrid in Italia esiste. A parte Draghi che è il campione assoluto, Bentivogli, Ichino, Cottarelli, Cassese, ma anche Irene Tinagli, Paola Severino, Marta Cartabia, Guido Tabellini  sono personalità che esprimono eccellenza in abito economico, sindacale, giuridico, stimate e conosciute in ambito internazionale dove noi invece mandiamo Di Maio che sbaglia i congiuntivi in tv (non li sa… non si può pretendere) e non parla inglese oltre a pensare che Target 2 sia l’ultimo gioco di freccette sull’IPad.

Conte ter? No grazie

Invece siamo qui a discutere di Conte ter, ad attaccare Renzi a cui va il merito e l’onore di avere detto “il re è nudo” quando tutti lo sussurravano in privato ma nessuno, per ignavia, ha avuto il coraggio di dirlo in pubblico, a chiederci se i costruttori sono 7 o 12, a capire se il simbolo del Maie va bene oppure no… che tristezza.

Alla fine purtroppo il paese ha la classe dirigente che si merita. Gli italiani, legittimamente, nel 2018 hanno scelto. Nessuno poteva immaginare che la peggiore squadra possibile giocasse la partita più difficile. Ma siamo qui e la crisi impone una scelta prima di tutto al Presidente della Repubblica che ha oggi un enorme responsabilità, ai partiti, almeno quelli che esistono davvero, e in particolare alla Lega, Forza Italia, Pd, Italia Viva (171 senatori in totale e quindi ampia maggioranza) che devono scegliere se coltivare il “particulare” o fare il bene del paese, e ad alcune persone chiave tra cui Renzi, Berlusconi, Salvini, D’Alema, Prodi che oggi hanno l’autorità o l’autorevolezza per definire il futuro dei nostri figli. I 5 Stelle pur di non sparire nei prossimi due anni dal Parlamento e dalle sue ricche prebende voteranno chiunque e hanno ampiamente dimostrato di non sapere esprimere nulla e nessuno se non… pagliacci.

È il momento di scegliere. La prova è simile a quella di Churchill nel 1940 quando assunse l’incarico di primo ministro. Nulla di meno. Uso perciò, per chiudere, una citazione di Winston Churchill perché penso che quello che ci aspetta è molto simile a una guerra, non tradizionale ma piuttosto moderna senza armi, ugualmente difficile e faticosa, e anche perché penso che Churchill sia l’esatto opposto, direi il personaggio storico antinomico di Giuseppe Conte.

“In guerra non devi riuscire simpatico, devi solo avere ragione”. D’Alema pensa che il primo ministro debba essere “popolare” che è molto diverso da eletto. Io penso all’opposto che debba essere capace, coraggioso e competente. Questione di punti di vista naturalmente.

Giovanni Cagnoli, 28 gennaio 2021

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