Guerra in Medio Oriente

La verità è che l’Occidente ha paura dei musulmani (e si inchina)

Da noi si bruciano le bandiere di Israele ma guai a fare una vignetta su Maometto. Vogliamo fermare gli ebrei a Gaza perché temiamo risvegli gli islamici

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protesta anti israele

In occidente per troppo tempo siamo andati a letto presto, convinti di vivere in un periodo di pace, in luoghi rispettosi dei diritti umani, all’interno di Nazioni capaci di difendere la libertà e magari pure di esportarla e adesso improvvisamente ci risvegliamo nella notte dei cristalli. Com’è stato possibile?

Ho letto giornali, compulsato twitter X, ascoltato commentatori, la confusione regna sovrana, la storia si confonde con la cronaca, gli artisti della complessità la trovano anche nell’ovvio confondendo le poche certezze, tutto si giustifica e si relativizza. Ci vogliono dimostrare che c’è una ragione per giustificare chi uccide e rapisce bambini, stupra donne inermi, affama interi popoli. Ci sommergono di analisi, citazioni, geopolitica tutto tranne la verità: noi abbiamo atavicamente paura, una terribile paura dei musulmani.

In Occidente si bruciano bandiere di Israele, si disegnano stelle a sei punte, si boicotta, si insulta, e si parla di pogrom come se fosse un’evenienza possibile, ma siamo terrorizzati da una semplice vignetta su Maometto. A Roma in ghetto si pensa al buon cibo ed ai negozi storici, se ci si trova a piazza Vittorio si sussulta ad ogni rumore e si cammina ad occhi bassi.

Per secoli abbiamo abusato della capacità del popolo Ebraico di sopportare ogni sopruso o angheria, al punto da arrivare a considerarlo una caratteristica del loro carattere. Non solo non ci fanno paura, ma ci sentiamo in diritto di giustificare o meno le loro reazioni in nome di un superiore interesse che dobbiamo salvaguardare. In questo senso è emblematica la dichiarazione di oggi di Alessandro Haber: “Sono cresciuto in Israele, ma che bel messaggio se avesse deciso di non vendicarsi dopo il male assoluto compiuto da Hamas”.

Diciamo la verità: l’idea che Israele possa decidere autonomamente della propria politica di difesa un poco ci turba. Cos’è questa storia di ebrei che non accettano il nostro buonsenso a scapito dei loro interessi; che combattono infliggendo danni al nemico anche superiori a quelli che hanno ricevuto; che bombardano non per salvare la nostra coscienza (come quando bombardavano le centrali in Iran per nostro conto) ma per garantire i loro interessi.

Insomma se per secoli li abbiamo considerati inermi, oggi che inermi non sono più, ancora non accettiamo di vederli indipendenti.

Insulsi commentatori si chiedono perché i governi statunitense o inglese non intervengono per moderare la loro rabbia, ma in realtà il problema è chiedersi se gli ebrei abbiano diritto alla rabbia.

Noi consideriamo normale che l’esercito israeliano debba telefonare prima di bombardare, che l’uso della loro forza debba essere proporzionato secondo il nostro giudizio, che debbano far passare gli aiuti umanitari, anche se li intercetta Hamas per proseguire il martirio del popolo Palestinese.

Guardiamo in faccia la realtà, noi abbiamo paura che 15 milioni di ebrei possano svegliare la rabbia di 2 miliardi di musulmani, per il semplice motivo che mentre gli ebrei non ci spaventano i musulmani ci terrorizzano.

Il Presidente Macron, giustamente, ha vietato le manifestazioni antisemite, ma ebrei e palestinesi sono entrambi popoli di origine semita e sarebbe stato necessario il coraggio di dire che dobbiamo vietare le manifestazioni di odio contro gli ebrei ed Israele. Non usiamo perifrasi o ragionamenti complessi: se qualcuno uccide i tuoi figli, rapisce donne e anziani, ti bombarda incessantemente con missili artigianali capaci solo di uccidere a caso, lo fa perché ti odia e vuole distruggerti e l’odio è molto più potente dell’antisemitismo, l’odio giustifica qualunque azione, l’odio non si può governare lo si può solo combattere. Pertanto qualsiasi opzione che lasci Hamas al governo di Gaza è, per Israele, non solo inutile ma perfettamente immorale, per le conseguenze che ne avrebbero a patire loro stessi ed ancor più i palestinesi abitanti di Gaza. Perché cambiando prospettiva, quella a cui stiamo assistendo è la guerra di liberazione del popolo Palestinese che, reso schiavo da un gruppo di terroristi plutocrati grazie alla guerra perenne, ha oggi l’occasione di liberarsene.

La prospettiva di Israele è quella che governava i Maccabei (termine che significa “martellatori”) quando combattevano i Seleucidi di Siria: o noi o loro. Normale avere paura di questa logica antica, quasi biblica, ma nella realtà di confronto di blocchi che si sta riaffermando nel mondo, l’Occidente dovrà riabituarsi a dormire di meno e capire meglio Israele che alla logica da prima linea è abituato da tempo.

Antonio De Filippi, 4 novembre 2023

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