Politica

La verità sui partigiani, strumento di rimozione collettiva

Sarebbe veramente ora di liberarci da un 25 aprile utilizzato come un totem propagandistico

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Lunedì mattina, nel corso di una puntata di Omnibus, condotto su La7 da Alessandra Sardoni, è andata in onda l’ennesimo processo agli eretici di destra, la cui capofila è individuata in Giorgia Meloni, che non intendono esprimere il proprio antifascismo con i termini omologati dall’ortodossia resistenziale della sinistra. Nel corso del programma è stato più volte citato Aldo Cazzullo il quale, come è noto, ha sostenuto che ancora una volta la premier ha perso una grande occasione “per un gesto che l’avrebbe liberato la destra da quel vittimismo rancoroso che alla lunga” sarebbe la sua maledizione.

Ebbene, personalmente ritengo che in realtà una grande occasione per fare i conti con un pezzo significativo del nostro un passato si sia persa già all’indomani del 25 aprile 1945. Di questo avviso è uno storico di cui mi sfugge il nome (non sono riuscito a trovare la registrazione), intervistato alcuni giorni fa da un giornalista della Rai.

Quest’ultimo, in estrema sintesi, ha assai efficacemente ribaltato la questione, parlando senza mezzi termini di un 25 aprile utilizzato sin dall’inizio come un formidabile strumento di rimozione collettiva. Tant’è vero, ha continuato, che attraverso le poche a male armate milizie partigiane è stato possibile far passare il concetto che l’Italia si trovasse tra i vincitori della guerra; quando era evidente che eravamo stati sconfitti su tutti i fronti, con un Paese ridotto in macerie.

Ora, il problema che ha inoltre sottolineato lo storico non è quello di minimizzare le gravissime responsabilità di Benito Mussolini e del regime fascista, che intrapresero un conflitto senza alcuna preparazione immaginando di contare su una rapida vittoria della Germania. Il problema vero, al contrario, è legato al fatto che in pochi hanno tentato di analizzare le radici profonde che hanno fatto sì che il fascismo stabilisse un regime dittatoriale e che, fino al 10 giugno del 1940, godesse in Italia di un consenso schiacciante. In questo senso, occorre sempre ricordare cosa disse in proposito Winston Churchill: “Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti”.

D’altro canto, così come siamo tutti fuori tempo massimo per professarci contro una dittatura scomparsa da quasi ottant’anni, lo siamo purtroppo altrettanto per una seria autocritica collettiva di un fenomeno politico che nasce e si sviluppa in un contesto europeo da noi lontano anni luce.
E proprio per questo, direi che sarebbe veramente ora di liberarci da un 25 aprile utilizzato come un totem propagandistico dagli eredi di molti di quei partigiani i quali, se realmente avessero vinto la guerra in Italia, avrebbero creato un regime forse peggiore di quello che si vantarono di aver abbattuto.

Claudio Romiti, 30 aprile 2024

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