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La verità sul fisico ucciso a Teheran

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Si chiamava dottor Mohsen Fakhrizadeh-Mahabadi, era un fisico di grandi capacità ed esperienza e, oltre ad essere a capo dei progetti del governo iraniano per i missili a lunga gittata, faceva parte, e forse ne era a capo, del ristretto gruppo di esperti che da anni sta sviluppando il programma nucleare iraniano. Nello specifico la parte militare del programma nucleare iraniano.

Nel mirino del Mossad

Non per caso il Premier israeliano Benjamin Netanyahu fece proprio il suo nome nella conferenza stampa del 30 aprile 2018,durante la quale annunciò che il Mossad, il servizio segreto israeliano, si era impossessato di 500 chilogrammi di documentazione, cartacea e non, sottratta da un archivio nel quale era conservata la storia del programma nucleare targato Teheran che risale, addirittura, ai tempi dello Scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi.

Documentazione che provava la malafede dell’Iran e che il programma nucleare era proseguito anche dopo la firma degli accordi di Ginevra. Il dottore, soprattutto dopo essere stato nominato da Netanyahu, sapeva di essere entrato nella lista degli obbiettivi del Mossad, lista che viene in maniera macabra chiamata ‘dei morti che camminano’.

A confermare che lo scienziato era diventato un obiettivo a rischio, c’era la presenza di una nutrita scorta fornita probabilmente dal Vevak, il controspionaggio di Teheran, che lo seguiva in ogni suo spostamento.

L’attentato mortale

Nonostante le precauzioni che erano state prese per garantirne la sicurezza, Mohsen Fakhrizadeh-Mahabadi è caduto oggi, insieme alla sua nutrita scorta, in un attentato che si è consumato nei pressi di Absard (Damavand), a nord-est della capitale Teheran.

La Fars, agenzia vicina ai pasdaran, i Guardiani della rivoluzione islamica, è stata la prima a dare la notizia dell’avvenuto attacco e, in un suo lancio, ha dichiarato: “Alcuni colleghi dell’esperto scienziato del programma nucleare e missilistico e almeno tre dei terroristi sono rimasti uccisi o feriti nel corso dell’attacco di questo pomeriggio. Non risultano al momento altre vittime.

La dinamica dell’operazione non è molto chiara e, come al solito, i testimoni presenti sul luogo dell’agguato hanno rilasciato dichiarazioni che non aiutano a fare luce sui tre minuti di fuoco sotto i quali sono caduti sia lo scienziato che la sua scorta.

L’unica cosa certa è che tutto è cominciato con un’esplosione,probabilmente indirizzata verso l’automobile su cui viaggiava Mohsen Fakhrizadeh-Mahabadi, esplosione poi seguita da una serie di spari provenienti da armi automatiche e semiautomatiche.

Secondo i media iraniani lo scienziato, reputato il più esperto tra i tecnici nucleari del ministro della Difesa di Teheran, era già scampato a diversi agguati da parte dei servizi segreti occidentali,israeliani, americani e, probabilmente, britannici. Nonostante ciò era rimasto al suo posto alla guida del Centro di ricerca di fisica della Repubblica islamica.

Scenari

L’attentato di oggi potrebbe aprire una nuova stagione simile a quella che tra il 2010 e il 2012 vide l’eliminazione di quattro scienziati nucleari iraniani: Masoud Alimohammadi, Majid Shahriari, Darioush Rezaeinejad e Mostafa Ahmadi Roshan, e il ferimento di Fereydoon Abbasi, anche lui legato al programma nucleare iraniano che ha come scopo, inutile illudersi del contrario, la creazione di bombe atomiche che, per stessa ammissione dei vertici iraniani, sono destinate sia alla distruzione di Israele che a minacciare il mondo sunnita, in un contesto che porterebbe a conseguenze apocalittiche.

Le tecniche usate per l’eliminazione di questi personaggi sono state le più disparate, Darioush Rezaeinejad fu ucciso a colpi di arma da fuoco, mentre Masoud Alimohammadi dall’esplosione di una motocicletta. Majid Shahriari e Mostafa Ahmadi Roshan, invece, saltarono in aria a causa di mine magnetiche che furono applicate alle loro automobili.

In tutti questi casi il governo iraniano accusò Israele di complicità nelle uccisioni. L’operazione di oggi però, al contrario di quelle del passato, è stata eseguita da un gruppo di fuoco, in pieno giorno e su una strada a scorrimento veloce nella periferia della capitale. Per chi segue le vicende legate alla guerra silenziosa che da anni caratterizza il programma nucleare iraniano è chiaro il messaggio,neanche troppo nascosto, che c’è dietro l’operazione odierna… e cioè che il programma nucleare può essere colpito in ogni modo e situazione. Con virus informatici, con singole bombe, con motociclisti che colpiscono e spariscono o, se serve e quando serve, con vere e proprie azioni da commando.

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