Se la satira non fa ridere, c’è sempre qualcuno più realista del re che la nobilita. Purtroppo.
L’ordine dei giornalisti del Lazio ha avviato una istruttoria, tramite il suo consiglio di disciplina, sulla vignetta sulla “sostituzione etnica” disegnata da Mario Natangelo e apparsa sul Fatto Quotidiano e apparsa il 20 aprile scorso. Vignetta che metteva a letto la sorella del presidente del Consiglio, Arianna Meloni, moglie del ministro Lollobrigida, insieme a un immigrato di colore. Come la pensiamo su questa vicenda lo abbiamo già detto: pessimo gusto e poca satira, perché la vera satira mette nel mirino i potenti e non i parenti dei potenti.
Ma che, non le parti in causa, bensì l’ordine dei giornalisti apra processi più o meno sommari ci lascia molto perplessi. Perché oggi questa forma di auto-censura della categoria riguarda un collega del Fatto Quotidiano e uno potrebbe dire: ben gli sta. Ma un domani potrebbe riguardare chiunque esprima un’opinione, anche la più trucida.
Lo dico per esperienza. In carriera noi giornalisti definiti “di destra” di processi sommari ne abbiamo subiti a iosa. Per uno di questi io fui anche arrestato per un reato di opinione che peraltro non riguardava neppure un mio articolo, ma quello di un collega sul quale – questa fu l’accusa – non avrei vigilato a sufficienza.
La punizione più severa per un giornalista, credetemi, non è quella di finire di fronte a una corte marziale, bensì quella di perdere la credibilità e l’autorevolezza. In altre parole, quella di perdere lettori. Quel tipo di tribunale, quello dei lettori, non sbaglia mai giudizio e per quello che mi riguarda è l’unico giudizio che mi interessa.
Avventurarsi viceversa in iniziative censorie produce solo l’effetto inverso: trasformare in martire, o se volete in paladino della libertà, anche chi in realtà è soltanto un cretino. Troppo onore, mi vien da dire, per chi per esistere sposta sempre più in alto l’asticella della provocazione fino a provocare la messa sotto accusa sua che gli regala gloria e visibilità.
Va bene, regaliamo questa aureola di perseguitato a Mario Natangelo e andiamo avanti. Vedrete che avanti così gli emuli non mancheranno.
Alessandro Sallusti, 10 maggio 2023