Qual è il più grande incubo di chi ha conquistato visibilità pubblica grazie (o a causa) di una pandemia? Che il virus scompaia, che i media smettano di parlarne e che venga rubricato a normale influenza. Lo dimostra la cronaca odierna. Il Regno Unito ha già detto bye bye alle restrizioni. La Spagna sta pensando di fare altrettanto e ha chiesto all’Ue di cambiare l’approccio alla malattia. E Antonella Viola che fa? Dice che sbagliano, che è troppo presto, che non bisogna correre. E addirittura sposta l’orizzonte delle restrizioni italiane all’estate: altri sei mesi di lockdown burocratico.
Nel suo consueto editoriale su La Stampa, la scienziata ha cercato di rispondere alla domanda che tutti noi ci poniamo da giorni: perché Gran Bretagna e Spagna vogliono trattare Covid-19 come un’influenza e noi invece imponiamo nuove limitazioni e obblighi? Sorvolando sulla lezione di epidemiologia, con le curve del contagio che prima salgono rapidamente e poi iniziano a rallentare grazie a immunizzazione naturale e vaccini, passiamo alla questione cruciale: “Salvo sorprese – scrive la Viola – la fase di decelerazione del Sars-CoV-2 si verificherà nei prossimi mesi, dopo il passaggio di Omicron e con l’arrivo del periodo estivo”. Era successo anche nel 2020, quando non avevamo i vaccini. E pure nel 2021, con la campagna vaccinale ancora zoppicante. Adesso che ci siamo fatti fare la punturina per ben tre volte, perché dovremmo avere ancora dei dubbi sulla fine della pandemia?
“La grande incognita – assicura Viola – sta però nel prossimo autunno-inverno: ci sarà una ripresa dei contagi o riusciremo a procedere verso la fase successiva, quella di controllo? Se l’immunità generata dai vaccini e dalle infezioni reggerà, magari anche grazie ad un richiamo stagionale aggiornato, e se non entreranno in gioco nuove varianti che la eludono, la pandemia evolverà verso una fase di controllo o endemica”. A parte che, a quanto pare, ci sono dei dubbi sul fatto che l’immunità vaccinale possa reggere (alla faccia del perché guariremo di Roberto Speranza). Per la Viola solo quando avremo un “tasso di infezione ormai stabilizzato” potremo trattare Covid-19 “come l’influenza stagionale”. E ovviamente “siamo ancora ben lontani dal considerare il Sars-CoV-2 al pari di un virus endemico”.
Ma allora nel Regno Unito sono una banda di cretini? E in Spagna? Lo stesso dicasi per alcune voci italiane (Francesco Vaia, Matteo Bassetti, Alberto Zangrillo): tutti matti? Per Viola il governo di Boris Johnson ha “spinto verso la frettolosa eliminazione delle misure di contenimento” anche se sarebbe “presto per dire che il Paese è entrato nella fase di controllo della pandemia”. Chi glielo dice che la scelta è stata “frettolosa”? Ha una palla di vetro?
Il punto è che se ascoltassimo fino in fondo i nostri “esperti”, avremmo smesso da tempo di credere a quello che dicono. L’esempio odierno di Le Foche è emblematico: prima l’immunità di gregge l’avevano fissata al 70% di due dosi, poi che l’avremmo raggiunta lo scorso settembre, poi hanno alzato l’asticella all’80, 90, 100%. E adesso già si parla del 75% dei terzadosati, non si capisce se considerando l’intera popolazione o solo quella vaccinabile. Tutto e il contrario di tutto.
Quello che conta, per i nostri esperti, pare essere il mantenimento delle restrizioni. In Uk non hanno il green pass, non portano mascherine se non in casi eccezionali e hanno superato Omicron. Noi invece, anche quando andremo oltre il picco, non potremo subito “rinunciare al green pass o alle mascherine nei luoghi chiusi”. Perché? “Per allentare le restrizioni più importanti – conclude Viola – dovremo attendere l’arrivo della stagione estiva, sperando di arrivarci senza ulteriori sorprese da parte del coronavirus”. Sentite, facciamo direttamente così: viviamo per sempre in emergenza.