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La visita flop di Di Maio a Taranto

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La recente visita del ministro Luigi Di Maio a Taranto è stata una vera e propria Caporetto. Tempo addietro lo statista di Pomigliano d’Arco era accolto nella città dell’Ilva come una sorta di salvatore della patria, del lavoro e della salute. Oggi le cose sono molto diverse e l’uomo del popolo è diventato un ingannatore del popolo, come lo hanno definito proprio i tarantini. Prima il leader del M5S si concedeva alla folla e si sentiva protetto dalla presenza della gente; oggi il ministro si reca a Taranto con auto blindata, scorta e un servizio di sicurezza perché la sua sola presenza è diventata sgradita. Come mai? Perché le bugie, come il Grillo parlante ripeteva a Pinocchio, hanno le gambe lunghe, fanno crescere il naso lungo lungo lunghissimo e fanno le capriole mettendo nei guai chi ne abusa con lo scopo dell’inganno.

Il professore Marescotti l’altro giorno gliel’ha detto chiaro chiaro al ministro di Maio: “Vorrei che il ministro riflettesse per le prossime volte, quando annuncia una cosa come sicura che tutto questo diventa pubblicità ingannevole quando non si verifica”. Cosa è accaduto? Semplice: Di Maio in settembre aveva diffuso un video messaggio nel quale dava come una cosa certissima la diminuzione delle emissioni nocive e dava per certa anche la installazione delle centraline, ma il professor Marescotti, dati ufficiali alla mano, ha dimostrato al ministro che le emissioni non sono diminuite bensì aumentate, le centraline non sono state installate e così il video messaggio con le sue notizie false si è rivelato essere solo pubblicità ingannevole. Allora, ci si chiede: se questo è il metodo di lavoro del ministro del Lavoro e dello Sviluppo che cosa ci si può attendere dal governo? Bugie.

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