Per carità: lungi da noi arrivare ad una qualsiasi conclusione. Per ora il “megascandalo”, come lo chiama l’ex corrispondente da Bruxelles del Corriere, non c’è. Per Ivo Caizzi però “Draghi dovrebbe chiarire se, da questi presupposti, può essere scaturito un ‘do ut des‘ tra la sua celebrazione mediatica e i fondi pubblici agli editori e ai giornalisti più pagati”. E magari spiegare se questo abbia favorito o meno “la sua ambizione personale” di salire al Quirinale.
“Un contesto mediatico opaco, omertoso e collusivo – aggiunge Caizzi – può impedire ai cittadini di conoscere informazioni fondamentali. Mentre dovrebbe bastare che un blog riveli una notizia critica su Palazzo Chigi per vederla rilanciata da tutti i media”. E ancora: “Nella corsa per il Quirinale non sta emergendo nemmeno che Draghi potrebbe essere percepito – per le sue politiche da Robin Hood al rovescio’ – come un tecnocrate divisivo da milioni di italiani poveri o disoccupati. Né che, dietro ai suoi segreti alla Goldman Sachs e nelle lobby riservate, potrebbero celarsi patti e conflitti d’interessi incompatibili per un capo dello Stato”.