Cronaca

Ladro ucciso, vigilante indagato. Il racconto choc dell’ostaggio: “Avevano un piccone…”

Antonio Micarelli, intervenuto in aiuto della vicina immobilizzata dai ladri, rischia l’accusa di omicidio volontario. Ha esploso dieci colpi di pistola

donna ostaggio vigilante
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È morto il ladro di 24 anni rumeno che, insieme ad una banda di malviventi, aveva preso in ostaggio una donna e le stava svaligiando casa. È indagato invece per omicidio volontario la ex guardia giurata, Antonio Micarelli, che, intervenuto in aiuto della vicina, ha esploso 10 colpi di pistola con l’arma di ordinanza legalmente detenuta. È questa la sintesi brutale di una serata sulla via Cassia, a Roma, già teatro di altri furti e dove i cittadini lamentano mancanza di sicurezza. Una storia che ora si trasformerà in processo e che costerà al vigilante anni di indagini, perizie, udienze. La procura gli contesta di aver ucciso il rapinatore mentre stava fuggendo non rappresentando per lui, in quel momento, una minaccia diretta. Anche se un testimone sostiene di aver visto che i malviventi stavano cercando di investirlo con l’auto.

Cosa è successo

Secondo le testimonianze raccolte dai carabinieri durante una notte di intensa attività investigativa, la banda di malviventi stava compiendo una rapina in un condominio in via Cassia, a Roma, quando un rumore sospetto (i banditi stavano cercando di smurare la cassaforte) ha attirato l’attenzione dei residenti e del vigilante Antonio Micarelli, che proprio in quel momento rientrava a casa. L’uomo si sarebbe trovato davanti ai ladri che fuggivano dopo aver derubato una donna di 61 anni presa in ostaggio dai criminali. A quel punto Antonio Micarelli, ex pugile, ha aperto il fuoco, sparando dieci colpi in rapida successione, uno dei quali ha colpito uno dei fuggitivi, un giovane di 24 anni di nazionalità romena, alla testa. Quest’ultimo, Antonio Ciurciumel, e morto in ospedale poche ore dopo.

La testimonianza della donna ostaggio

“Volevano sapere il codice di apertura della cassaforte. Ma io nemmeno ero al corrente che ce ne fosse una in casa. Non è nemmeno casa mia”, ha raccontato agli investigatori la donna di 61 anni che in quel momento era nell’appartamento che un conoscente, forse un medico, le aveva messo a disposizione non sapendo dove altro andare. “Ho avuto paura che mi potessero fare del male —  ha aggiunto Svitlana Chobotko —, perché non avevo niente di quello che cercavano e non conoscevo neanche la combinazione della cassaforte“. Il suo racconto, raccolto dal Corriere, sarà fondamentale per chiarire la dinamica dei fatti: “Non mi sono accorta di nulla fino a quando me li sono ritrovati davanti all’improvviso. Io stavo in camera da letto, loro sono entrati in casa dopo aver forzato la portafinestra sul balcone”, ha riferito la badante. “Erano in quattro, molto decisi. Mi hanno immobilizzata, tenuta ferma per le braccia in un angolo della stanza, non mi hanno legata”. E ancora: “Hanno cominciato a guardare dappertutto, cercavano qualcosa, alla fine hanno trovato la cassaforte. A quel punto mi hanno detto: ‘Dacci il codice’, ma io non lo sapevo. Non potevo saperlo. Loro si sono arrabbiati ed è stato allora che ho temuto il peggio”. Momenti di autentico terrore. “Hanno preso un piccone che si erano portati dietro e hanno cominciato a sferrare colpi contro il muro attorno alla cassaforte, volevano scardinarla dalla parete. I colpi erano molto violenti, facevano tanto rumore. Era impossibile che qualcuno dei vicini non si accorgesse di quello che stava accadendo”.

L’indagine

Tra questi c’era la guardia giurata. La pistola usata nell’intervento è stata sequestrata e su di essa verranno effettuati ulteriori accertamenti. I carabinieri sono al lavoro per rintracciare i complici del ladro deceduto che sono riusciti a fuggire. L’indagine gravita attorno alle testimonianze di chi ha assistito alla scena, alle perizie balistiche e alle immagini delle telecamere di sorveglianza, nella speranza di gettare luce sulla vicenda e stabilirne con precisione la dinamica. L’autopsia sul corpo del giovane ucciso sarà effettuata nei prossimi giorni.

Se da una parte la procura ritiene che il colpo di pistola sia stato esploso per uccidere, colpendo alle spalle il bandito che stava scappando, dall’altra l’ex vigilante sostiene che  i malviventi lo abbiano aggredito con delle spranghe costringendolo a sparare prima in aria e poi contro l’auto della banda che cercava di investirlo. È proprio su questa dinamica che si deciderà il futuro della guardia giurata. Sembra appurato che due ladri si sarebbero calati dal balcone per scappare, mentre altri due sarebbero scesi dalle scale per raggiungere l’auto del complice: i banditi sono entrati in contatto con Micarelli? Lo hanno minacciato? Lui si è difeso o ha sparato per fermare la loro fuga? “C’è stata una colluttazione nella palazzina – ha raccontato un testimone in televisione – il vigilante stava rientrando a casa, poi hanno cercato di investirlo due volte, l’hanno puntato con la macchina, gli sono andati sotto con le spranghe, erano in quattro. Lui prima ha sparato nove colpi in aria, e uno soltanto contro di loro”.