Appunti sudamericani

Lady Castro senza vergogna: in Italia dà lezioni sui diritti Lgbtq

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Mariela Castro Espín

Paradossale: la figlia di Raúl Castro in Italia dà lezioni su famiglia e diritti Lgbtqiap+

Mentre sono uscite ieri le cifre che nel 2022 325mila cubani hanno lasciato il loro paese mentre ne sono nati solo 95mila – due record battuti, il più basso numero storico di nascite e il maggiore esodo di tutta la sua storia – la deputata Mariela Castro Espín ha iniziato un tour di eventi in Italia, organizzato dall’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba, il braccio operativo del regime/ambasciata nel nostro paese. A Milano ha parlato di “diritti familiari e questioni di genere”. Ieri era a Genova, in un evento promosso da Anpi, Arci e Arcigay per parlare di “diritti umani, famiglia e blocco statunitense”. Oggi sarà all’Università di Torino, dove sarà ricevuta nel suo ruolo di direttrice del Centro nazionale per l’educazione sessuale dell’isola (Cenesex) per presentare il nuovo codice della famiglia. Il 20 febbraio sarà a Firenze, il 21 a Roma, il 22 a Pescara e il 24-25 a Catanzaro e Reggio Calabria, dove il governo regionale ha stretto un accordo con il regime castrista per portare più di 500 medici.

La presenza di Mariela Castro in Italia è una presa in giro senza precedenti. La figlia del dittatore Raúl Castro intende riciclare ancora una volta un sistema politico monopartitico, che persegue la libertà di espressione e che attualmente ha 1.157 prigionieri politici. Venire a parlare di “famiglia” in Italia quando viene da un Paese dove migliaia di famiglie sono state distrutte vittime di esodo e persecuzione politica, venire a parlare dei diritti della comunità LGBTIQ+ come rappresentante di un regime criticato per aver creato le Unità militari di supporto alla produzione (UMAP), campi di concentramento dove gli omosessuali venivano internati e condannati ai lavori forzati, è un paradosso.

Un gruppo di oltre 200 prigionieri cubani ed ex prigionieri politici ha chiesto all’Unione Europea di non finanziare più il regime

Hanno scritto al Primo Ministro svedese, Ulf Kristersson, che è anche Presidente del Consiglio dell’Unione Europea (Ue), chiedendo la cessazione di alcuni programmi di finanziamento che aiutano la dittatura cubana perché la “tirannia castrista” sta “rompendo” l’Accordo di Dialogo Politico e di Cooperazione (Adpc) con l’Unione Europea, violando i diritti umani della popolazione e lo stato di diritto. Oggi a Cuba ci sono oltre 1100 prigionieri politici, come se in Italia ne avessimo oltre 7mila.

Washington puzza di marijuana

Legalizzata nel 2014, l’aroma della canapa arriva di sorpresa e senza preavviso da ogni lato nella capitale USA. In metropolitana, nei parchi, a scuola, nei ristoranti e persino nel cortile davanti alla Casa Bianca, scrive oggi il corrispondente di ABC in un pezzo assai divertente. Il problema è diventato così comune che c’è già un caso giudiziario, la causa di una donna, Josefa Ippolito, che accusa i suoi vicini di costringerla a vivere inalando fumi di cannabis che, secondo le agenzie di salute pubblica, possono essere altamente dannosi per la salute. Esperta di salute pubblica ed ex funzionaria di organizzazioni internazionali con sede a Washington, la Ippolito ha fatto causa per la capitale per vietare di farsi le canne in edifici con più di un’abitazione. La Ippolito non vuole il divieto della marijuana a Washington, ma limitarne il consumo negli appartamenti in affitto. Gli imputati, proprietario e inquilino, hanno risposto che non sono responsabili per la salute di un vicino ma che non stanno facendo nulla di illegale.

La verità è che solo un decennio fa, sarebbe stato sufficiente alla Ippolito chiamare il numero di emergenza della polizia per fare arrestare il vicino cannaiolo. Il referendum del 2014, tuttavia, ha legalizzato la coltivazione, il possesso, l’uso, il trasferimento e la donazione di marijuana, uso ricreativo. Da allora è stato boom e basta una passeggiata lungo una delle strade con più vita notturna, la U Street, per rendersi conto del numero di negozi e baracche che vendono cannabis e suoi derivati. All’angolo tra quella strada e la 14, solo due settimane fa un ragazzo offriva abbracci e un breve discorso in cambio di 10 o 60 dollari, con 3,5 grammi di cannabis. Oggi il consumo di marijuana è legale in 21 dei 50 stati, compresi i più popolosi, come la California o New York.

Il presidente Biden a dicembre ha convalidato una legge per indagare sui possibili effetti della sostanza, un passo prima verso la legalizzazione federale, e ha autorizzato il perdono delle persone imprigionate per possesso di cannabis, facendo uscire 6.500 persone già condannate per spaccio a livello federale. Secondo il Pew Demographic Center, l’88% degli americani legalizzerebbe completamente la marijuana. Il problema, per chi non la consuma come la signora Ippolito, è cosa fare quando i suoi fumi raggiungono il salotto di casa.

Paolo Manzo, 17 febbraio 2023


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