La politica è un’ arte difficile. In genere, poco adatta agli studiosi. Non a caso, il Novecento, il secolo in cui le idee hanno più contato nell’agone politico, è stato, si può dire, un secolo tragico. Gli uomini di pensiero, infatti, tengono ferma un’idea, che rendono statica, non confrontano più con la realtà, ecc.
Il sovranismo è finito
La realtà è che il “sovranismo” è una stagione finita, non perché quelle idee fossero errate ma perché è cambiato lo schema di gioco. E non solo a livello di politique politicienne, che potrebbe anche non interessarci, ma credo soprattutto a livello di spirito pubblico. Bisogna allora studiare il modo per affermare la parte buona di quelle idee (ce n’era ovviamente anche una cattiva come in tutte le cose umane) nel nuovo contesto. La coerenza e il tener fede agli “ideali” non solo non sono valori politici, ma morali, ma anzi spesso contrastano con la morale concreta che è altra cosa da quella astratta e illiberale degli azionisti, di destra e di sinistra.
Questa considerazione, apparentemente estrinseca, è in verità la vera ragione per cui bisogna appoggiare il tentativo di Mario Draghi di formare un governo di “tregua politica” (dixit Rino Formica). Che a mio avviso è un treno che la destra deve prendere al volo, perché un altro non ne passerà più facilmente e si rischia quell’inessenzialità che è propria di chi considera la politica come mera testimonianza, cioè appunto ideologicamente. Rimetttersi in gioco, e prepararsi a ritornare al governo al più presto. L’opportunismo in politica è una virtù se non è prostituzione, e in questo caso non mi sembra che lo sia. Draghi, a mio avviso, farà infatti una politica “di destra”, per il semplice fatto che in Italia le politiche di destra, che sono quelle che ci vogliono soprattutto in momenti in cui come questo bisogna ripartire, le può fare solo un governo “di sinistra” o di tecnici. Ed è questa la vera anomalia che noi dobbiamo far sì che sia superata. Ma questo è un altro discorso.
Perché Draghi farà politiche di destra
Perché dico che Draghi farà politiche di destra, è presto detto: basta leggere il suo intervento sul Financial Times di qualche mese fa, e qualcun altro ad esso successivo, per capire che egli non è a prescindere contro il debito (come i rigidi ortodossi dell’austerità nordici e tedeschi) ma contro il “cattivo debito”. Cioè, detto in soldoni, quello fatto per bonus, assistenzialismo, clientelismi, ecc.: il debito che era nel dna della maggioranza precedente, la più a sinistra della storia repubblicana. Lasciare che una politica siffatta la si intesti, in una ennesima opportunistica (questa sì) palinodia, la sinistra, mi sembra più che errato, stupido.
Draghi sa poi troppo bene, lo ha anche questo detto e scritto più volte, che la baracca la muovono i ceti produttivi e che non li si può né vessare più di tanto né dargli un contesto in cui la libera iniziativa sia resa poco agevole e praticabile. Quanto all’altro punto che sta a cuore a una destra liberale, una destra come la vedo io, esso è il garantismo. Non so come si comporterà Draghi a tal proposito, chi nominerà alla Giustizia ecc. Non credo che potrà fare peggio dei precedenti. Anzi sono convinto del contrario. Certo che esserci tolti in un sol colpo i Bonafede, i Travaglio, i Casalino, a dettare la linea, è un bel risultato! Con Draghi, stando alle poche (e perciò tanto più credibili) affermazioni, ci sarà anche il rispetto del Parlamento che è mancato sinora e scomparirà, è anzi già scomparsa, quella conventio ad excludendum della destra che molti dem e grillini ancora vorrebbero. Lasciamo quindi fare il lavoro (anche impopolare) che ora va fatto all’ex governatore. E approfittiamo dei prossimi mesi per elaborare idee e programmi per un nostro futuro e auspicabile governo.
Corrado Ocone, 5 febbraio 2021