Esteri

L’Aja fa contenta Hamas. Mandato di arresto per Netanyahu e Gallant: “Crimini di guerra”

La folle decisione della Corte Penale Internazionale. Israele: “Decisione antisemita”. E l’Olanda si dice pronta ad arrestare il premier di Tel Aviv

Aja Netanyahu

Dopo Vladimir Putin, anche Bibi Netanyahu. La recente risoluzione da parte della Corte Penale Internazionale (CPI) di emettere mandati di arresto nei confronti del Primo Ministro israeliano e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, oltre che per alcuni vertici di Hamas, tra cui il leader noto come Deif, ha suscitato un’ampia gamma di reazioni in ambito internazionale. Tale mossa giuridica, che li accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità nel contesto del conflitto a Gaza, ha inserito Netanyahu, Gallant e i funzionari di Hamas in cima alla lista dei ricercati a livello mondiale.

Le decisione della Corte

“La Camera ha ritenuto che vi siano fondati motivi per ritenere che entrambi gli individui abbiano intenzionalmente e consapevolmente privato la popolazione civile di Gaza di beni indispensabili alla loro sopravvivenza, tra cui cibo, acqua, medicine e forniture mediche, nonché carburante ed elettricità”, hanno scritto i tre giudici nel dispositivo, precisando che non c’è bisogno che Israele riconosco la giurisdizione della Corte per rendere valido il mandato di arresto. Adesso la palla passa in mano agli altri Stati. Non avendo l’Aja una sua polizia, tutto dipende da cosa faranno i singoli Paesi qualora Netanyahu dovesse presentarsi sul loro territorio. Un “dubbio” che era sorto anche col mandato di arresto a Putin dopo l’invasione dell’Ucraina.

Le proteste di Israele

La decisione ha sollevato una tempesta di indignazione tra i ranghi del governo israeliano. Figure chiave come Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale noto per le sue posizioni di estrema destra, il presidente Isaac Herzog e il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar, hanno espresso profondo disappunto. Ben Gvir ha rivolto critiche aspre alla CPI, denunciandola come “profondamente antisemita” e proponendo azioni risolute in risposta. Herzog ha parlato di un “giorno nero” per la giustizia internazionale, accusando la Corte di aver voltato le spalle ai crimini perpetrati da Hamas contro Israele e di aver manipolato il sistema giuridico a favore di agende terroristiche e antisemite. Sa’ar ha evidenziato una perdita di credibilità della CPI, criticandola per essere diventata uno strumento politico contro la pace e la sicurezza in Medio Oriente. Netanyahu si è difeso affermando che le azioni di Israele rappresentano una legittima difesa contro il terrorismo di Hamas. La situazione riaccende la discussione sull’antisemitismo e sull’uso di tali accuse in contesti di critica internazionale verso Israele, complicando la questione della legittimità e dell’imparzialità della giustizia internazionale. “La decisione antisemita della Corte penale internazionale equivale al moderno processo Dreyfus, e finirà così – ha detto il premier – Israele respinge con disgusto le azioni e le accuse assurde e false contro di lui da parte della Corte Penale Internazionale, che è un organismo politico parziale e discriminatorio”. Bibi è convinto che “non c’è niente di più giusto della guerra che Israele conduce a Gaza dal 7 ottobre 2023, dopo che l’organizzazione terroristica Hamas ha lanciato un attacco contro di esso e ha compiuto il più grande massacro commesso contro il popolo ebraico dai tempi dell’Olocausto”.

Esulta Hamas

Dall’altro lato, Hamas ha accolto positivamente la decisione della CPI, considerandola un avanzamento verso la giustizia per le violenze subite dai civili a Gaza, e ha chiamato la comunità internazionale a supportare l’iniziativa di portare davanti alla giustizia i leader israeliani accusati.

L’Olanda pronta ad arrestare Netanyahu

Il ministro degli Esteri olandese, Caspar Veldkamp, ha dichiarato che i Paesi Bassi sono pronti a rispettare l’impegno di eseguire i mandati, come parte degli obblighi dei 124 Stati membri della CPI. Questo annuncio solleva dubbi e interrogativi sulla libertà di movimento di Netanyahu e Gallant e mette in evidenza le tensioni tra le responsabilità degli stati membri della CPI e le relazioni diplomatiche internazionali. Secondo Joseph Borrell, Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, la decisione della Cpi “non è stata politica ma presa da una corte e quindi dovrebbe essere rispettata e applicata. Questo vale per tutti gli stati che riconoscono la Corte e tra questi tutti gli stati europei che devono rispettarla e applicarla”.

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