Chi mi legge sa che in genere non parlo mai di economia, di quella che il mio amico svizzero XY, economista cinico e banchiere scanzonato, definisce o accademica o da bar sport. A differenza del business e del management sui quali mi sento sciolto, di economia so quello che deve sapere un ex Ceo di multinazionali e un imprenditore, quindi mi guardo bene dall’intervenire, non dico sui giornali o in tv, ma neppure sui social. Ad esempio, mai lo farei su Twitter. Qua c’è un gruppo di economisti super qualificati che twittano con furore: sbagli un punto e virgola e con un solo tweet ti distruggono. Da quanto ho capito, costoro sono onestamente convinti che ad ogni problema ci sia un’unica soluzione, la loro.
Nella nostra solita cena mensile, nel solito grotto, ho fatto a XY una domanda: “La BCE aveva come obiettivo di portare l’inflazione al 2%, Mario Draghi ha usato tutto il suo armamentario, bazooka compreso, ma non c’è riuscito. L’inflazione, se ricordo bene, era circa zero al suo arrivo, rimane circa zero otto anni dopo. Stimando la persona, immagino che la colpa del flop non sia riconducibile a lui, ma al modello in essere”. Pura curiosità, nel management se toppi ti licenziano.
In realtà, XY non aspettava altro per partire lancia in resta contro quelli che lui chiama, con ironia evidente, “economisti di fama internazionale”. Dice: “Finalmente hanno capito che le loro politiche sciagurate potrebbero far andare l’inflazione sotto zero, per cui, a questo punto, la montagna di debiti, mostruosamente cresciuta, potrebbe diventare di molto superiore al valore delle attività sottostanti. E’ poi ovvio che, con i prezzi in ribasso, imprese e famiglie rinviino investimenti e consumi, così la crisi si attorciglia su se stessa, come un gomitolo di filo spinato. Il fatto che questo modello sia un produttore di povertà, di diseguaglianze, di crisi continue, è dimostrato dal fatto che se l’economia funzionasse in modo corretto, con un costo del denaro così basso, dovremmo essere in pieno boom economico. Invece è esattamente l’opposto: passiamo da una crisi all’altra”. Spero di aver ben sintetizzato il suo lungo discorso, se c’è qualcosa di errato sono io che, da incompetente, ho mal riassunto.
Prima di affrontare il tagliere dei formaggi, XY conclude con un “Prepariamoci alla nuova crisi, ormai è prossima”. Sono stato sempre zitto, tocca a me parlare per dimostrare all’amico che ho capito: l’unico contributo che posso dare alla conversazione con lui. Non voglio uscire dal mio ruolo che come apòta mi sono dato, sono un uomo della strada, felice di non avere sofisticazioni intellettuali, né in economia, né tanto meno in politica, mi limito a essere solo uno che giudica in base a execution e risultati. Per me le teorie dei “competenti”, le ascolto con rispetto, ma conta solo il risultato, conta quel numerino in fondo a destra. Il resto è fuffa.
Resto dell’idea che l’errore mortale fatto dalla classe dominante, dopo la caduta del muro, sia stato quello di mettere al centro della nostra vita il “consumatore”, quindi l’economia, certo uno dei più importanti aspetti della vita sociale che devono essere sì praticati, ma in un’ottica subordinata alla cultura e alla politica, e, se mi si passa il termine, all’umanità. Queste analisi di XY a me piacciono, in fondo lui, cinico economista e scanzonato banchiere, crede all’alternarsi di fasi di sviluppo ad altre di crisi, crede al valore taumaturgico della Borsa, ma non ai sacerdoti di sistema.