L’allarmismo su Trump presidente è infondato

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Allarmismi, crisi isteriche e ansia generalizzata montano nel Belpaese alla notizia del trionfo elettorale di Donald Trump nelle elezioni Usa 2024. Tutta colpa della propaganda tossica e iperideologizzata di queste ultime settimane,
dell’asfissiante martellamento mediatico pro Kamala, eretta dai media progressisti di mezzo mondo a neo salvatrice dell’umanità, della feroce campagna di demonizzazione contro The Donald, dipinto dagli stessi media alla stregua di un folle capace di mettere a repentaglio l’esistenza del pianeta e del genere umano nella sua interezza. Sulla base di detti presupposti, risulta alquanto semplice comprendere le reazioni irrazionali delle disorientate masse, letteralmente in preda a sentimenti oscillanti tra lo scoramento, la paura, l’angoscia verso il futuro e il rapido dilagare di istinti autolesionisti o persino suicidi.

L’isteria e il pessimismo imperano sovrani: c’è chi teorizza il crollo dei mercati e il conseguente tracollo finanziario, qualcuno l’invasione delle cavallette accompagnata dalla deportazione in massa sulla Terra di specie aliene, altri il ritorno sulla scena delle Schutzstaffel e la restaurazione del Nazionalsocialismo, taluni la russificazione dell’Europa.

Inevitabile, poi, non pensare ai disastri ambientali e alla desertificazione del pianeta, a pestilenze, carestie, persecuzioni razziali, sessuali, etniche e religiose, e ovviamente al rapido scoppio del terzo conflitto mondiale che, unitamente ai mutamenti del clima, spazzerà via il pianeta nell’arco di un amen.

Ma sarà davvero così? È davvero questo quello che la rielezione di Trump porterà in dote?

Suvvia, non scherziamo. Immergiamoci in un salvifico, e quanto mai necessario, bagno di razionalità e torniamo alla realtà, please.

Il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump porterà con sé una salutare ventata di libertà che porrà un freno ai deliri green, al wokismo dilagante, alla dittatura del politicamente corretto, all’ideologismo di stampo gender e all’immigrazionismo selvaggio.

Non solo. Perché l’avvento The Donald sancirà con ogni probabilità anche la riapertura di un dialogo con la Russia in una prospettiva di pace per l’Europa, la costruzione di nuovi equilibri nella regione mediorientale e il deciso contrasto al fondamentalismo di matrice islamica. E ancora, la lotta alle pratiche commerciali aggressive della Cina, i tagli fiscali alle aziende, la deregulation generalizzata nei settori chiave dell’economia, l’adozione di politiche monetarie espansive, la lotta all’inflazione e il taglio dei tassi di interesse.

Sulla scorta di quanto detto, mettiamo per un attimo da parte l’ideologismo galoppante e i malsani effetti della propaganda turbo-progressista e chiediamoci ragionevolmente: siamo proprio certi che il ritorno sulla scena politica di Donald Trump rappresenti un male per l’Occidente?

Salvatore Di Bartolo, 7 novembre 2024

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