C’era una volta la Juventus che teneva testa all’Inter e duellava con i nerazzurri per lo scudetto.
Il campionato della Vecchia Signora può essere idealmente suddiviso in 2 fasi, diametralmente opposte tra loro, con la gara casalinga con l’Empoli di fine gennaio (giornata numero 22) a fare da spartiacque tra il “prima” e il “dopo”. La vittoria esterna al Via del Mare di Lecce del turno precedente, complice anche l’impegno dell’Inter in Supercoppa Italiana, aveva legittimato il sorpasso (provvisorio) in vetta alla classifica, a coronamento di un lungo inseguimento.
E la sfida dello Stadium contro i toscani sembrava il prologo ideale per arrivare al derby d’Italia da capolista (seppur virtuale) provando a mettere pressione ad un’Inter che avrebbe recuperato il proprio match con l’Atalanta soltanto a fine febbraio.
Talvolta però il confine tra “opportunità” e “occasione persa” è sottile e di fatto il pareggio interno con l’Empoli si è trasformato nel crocevia in negativo della stagione bianconera, avviando una emorragia in termini di prestazioni e risultati che non accenna ad arrestarsi.
Al di là delle attenuanti generiche per un risultato deludente (pareggio dal retrogusto amaro di sconfitta), nel contesto di una gara condizionata dalla prematura (ma giusta) espulsione di Milik nella prima frazione, sorprende la totale involuzione della Juventus a partire da quel match e soprattutto l’incapacità di reagire ed invertire il trend negativo che quel pareggio ha innescato. Di fatto, il gol siglato da Baldanzi (di lì a poco passato alla Roma), oltre a replicare alla rete del provvisorio vantaggio di Vlahovic ha dato il via ad un effetto domino che ha incrinato le certezze di una squadra fino a quel momento in grado di reggere il ritmo indiavolato della Beneamata.
E questa involuzione in salsa bianconera trova pieno riscontro in numeri a dir poco impietosi.
Il ruolino di marcia della Vecchia Signora nelle prime 21 giornate di Serie A (fino alla vittoria esterna con il Lecce) era a dir poco impressionante, quasi sovrapponibile a quello di un’Inter stratosferica ma che non era riuscita a fare il vuoto (cosa riuscita invece al Napoli l’anno precedente): 52 punti raccolti (su 63 disponibili), frutto di 16 vittorie, 4 pareggi e soltanto una sconfitta (a Sassuolo) esprimendo la seconda miglior difesa del campionato con sole 12 reti al passivo. Quella Juventus viaggiava a quasi 2,5 punti a partita e si caratterizzava per una solidità ed un cinismo che lasciavano presagire potesse duellare fino in fondo per lo scudetto.
A partire dalla giornata numero 22 è iniziato un vero e proprio calvario per i bianconeri che hanno raccolto la miseria di 7 punti in 8 partite (racchiuse tra i pareggi casalinghi con Empoli e Genoa), frutto di una sola vittoria, 4 pareggi e ben 3 sconfitte.
E la retroguardia, da punto di forza della squadra di Allegri si è trasformata in elemento di debolezza, certificato dagli 11 gol subiti; questa “insolita” fragilità difensiva ed una media punti da lotta salvezza, hanno irrimediabilmente posto fine al sogno scudetto della Vecchia Signora, finita ad un siderale -17 dall’Inter e sopravanzata al secondo posto da un Milan in rimonta.
Allegri, con una buona dose di pretattica, ha sempre cercato di smorzare le aspettative in chiave titolo indicando quale reale obiettivo stagionale un piazzamento che garantisse la qualificazione alla prossima Champions; e volendo credere a questa narrazione la stagione della Juventus sarebbe perfettamente in linea con le attese con i bianconeri ancora in lotta per la piazza d’onore ed a +5 sul Bologna quarto (ed a +8 sulla Roma quinta).
Detto questo, al di là di una legittima prudenza, se ti chiami Juventus e per quasi due terzi del campionato dai vita ad un appassionante duello corpo a corpo con l’Inter, ad un certo punto non puoi più nasconderti e l’imperativo gioco forza diventa quello di lottare fino in fondo per lo scudetto. A maggior ragione se non hai la distrazione delle coppe e puoi preparare in modo meticoloso ciascun match di campionato contando su una settimana piena di lavoro tecnico e tattico.
Paradossalmente il crollo della Vecchia Signora si è materializzato proprio in un momento sulla carta congeniale per i bianconeri; con la ripresa del cammino in Champions dell’Inter, la Juventus avrebbe potuto mettere pressione ai nerazzurri ponendosi nella condizione ideale per capitalizzare eventuali passi falsi della squadra di Inzaghi. Al contrario, nel percorso di avvicinamento agli ottavi di coppa la Beneamata ha inserito le marce alte dando la spallata decisiva in chiave scudetto con la Juventus che invece si è sciolta come neve al sole inceppandosi improvvisamente.
Lo stesso Allegri sembra in grande difficoltà e fatica a trovare le giuste contromisure per invertire il trend negativo in atto. La tensione crescente che si respira nell’ambiente è palpabile, testimoniata anche dalla reazione scomposta del tecnico livornese alle domande di un giornalista durante il caldo post partita di Juve-Genoa.
Questa crisi ha inevitabilmente addensato fitte nubi sul futuro in bianconero di Allegri, il cui contratto è in scadenza a giugno 2025 (stipendio netto attorno ai 7 milioni di euro a stagione); e se negli anni passati lunghezza ed onerosità di questo contratto erano stati un deterrente efficace in grado di far desistere la società dal valutare una separazione anticipata, ora che la scadenza si avvicina aumentano le opzioni strategiche per il club e l’ipotesi di una risoluzione consensuale (magari con annessa buonuscita) non sembra così inverosimile.
In tanti hanno criticato Allegri per il “non gioco” della Juventus, che spesso ha fatto storcere il naso ad addetti ai lavori, osservatori e tifosi. E non v’è dubbio che tra “giochisti” e “risultatisti” il tecnico toscano appartenga alla corrente di pensiero di chi predilige la sostanza (il risultato) alla forma (il gioco).
Ed è proprio nel sottile equilibrio tra risultati e gioco che la posizione del tecnico inizia a vacillare; finché i risultati arrivano si può anche pensare di mettere in “secondo piano” l’estetica del calcio… ma quando oltre al bel gioco latitano pure i risultati ogni possibile equilibrio salta, soprattutto se sei l’allenatore di un club come la Juventus.
Con lo scudetto andato ed una qualificazione Champions vicina (ma non del tutto blindata), l’improvvisa crisi di risultati che ha colpito la Vecchia Signora sembra un assist perfetto alla dirigenza bianconera per archiviare l’Allegri Bis ed aprire un nuovo ciclo con un allenatore emergente, maggiormente votato alla valorizzazione dei giovani e soprattutto in grado di coniugare risultati e bel calcio.
Ed un profilo come quello di Thiago Motta, che piace praticamente a tutti e si candida ad essere uno dei pezzi pregiati del mercato estivo (ancora non ha rinnovato con il Bologna), risponderebbe perfettamente all’identikit appena tracciato per il nuovo allenatore della Juventus che verrà.
Enrico Paci, 19 marzo 2024
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