Allegro terrore ma non troppo, questa potrebbe essere la sintesi efficace di un articolo virale pubblicato su La Repubblica. Si tratta, manco a farlo apposta, dell’ennesimo “allarmino” virale lanciato da questo autorevole membro del cosiddetto giornale unico del virus. In particolare, si tratta di un altro, demoniaco coronavirus che, secondo uno studio cinese – il che è tutto dire – avrebbe sviluppato la capacità di trasmigrare dai pipistrelli agli umani.
Lo studio, secondo quanto riportato nell’articolo, è stato condotto dalla virologa Shi Zhengli, nota come “batwoman” per le sue approfondite ricerche sui coronavirus dei pipistrelli, al laboratorio di Guangzhou insieme a ricercatori dell’Accademia delle Scienze di Guangzhou, dell’università e dell’istituto di Virologia di Wuhan. La scienziata cinese, come è noto, è stata a lungo al centro di una controversia in merito alle origini, ancora molto dubbie, del famigerato Covid.
Il nuovo virus, sempre secondo la ricerca di Shi, proviene dal sottogenere merbecovirus, che comprende anche il virus Mers-CoV che causa la Sindrome respiratoria mediorientale (Mers). Ora, tralasciando ulteriori dettagli abbastanza allarmanti presenti nel pezzo, nelle ultime righe l’articolista ci spiega, bontà sua, che risulta di conforto il fatto che la potenza di questo virus è “significativamente inferiore” a quella del virus di Covid-19 e “il rischio che l’Hku5-CoV-2 emerga nella popolazione umana non deve essere esagerato“. Insomma: calma e gesso.
Più che dubbioso, al contrario, risulta essere l’epidemiologo Massimo Ciccozzi, che in una lunga intervista rilasciata a AdnKronos sembra voler mettere una sorta di pietra tombale sulla ricerca cinese. Queste le sue parole: “I dati che arrivano dai colleghi cinesi vanno sempre presi un pò con le molle. Shi Zhengli è una virologa stimata che studia i pipistrelli, ma i dati che arrivano da lì mi lasciano sempre un pò perplesso. Vogliono dimostrare la teoria evoluzionistica e togliere di mezzo quella di una fuga del Sars-CoV-2 da un loro laboratorio? Io so soltanto che i coronavirus nei pipistrelli ci stanno, che poi ne trovi uno che ha un recettore uguale del Covid-19 che ha infettato l’uomo, che vuole dire? Magari c’era anche prima. Non mi pare una grande novità. Non mi piace che questa notizia esca proprio in occasione dell’anniversario del paziente di Codogno. Magari se condividessero i dati sarebbe meglio, dobbiamo parlare di salute globale quindi si deve sempre monitorare. Prendo atto di questo lavoro scientifico, ma aspettiamo altre prove”.
Il problema è che in questa materia, divenuta durante la strana pandemia di Covid strumento di oppressione democratica, la condivisione e l’analisi dei dati continua ad essere una mera utopia, così come dimostra il fatto che a cinque anni dall’arrivo del Sars-Cov-2 i numeri reali di ciò che è veramente accaduto sono ancora avvolti nel mistero, almeno per la maggioranza delle persone.
Claudio Romiti , 21 febbraio 2025
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