Ma della stravaganza di strani connubi (uno tra tutti: l’ecofemminismo), ci si potrebbe limitare a sghignazzare, se al netto della follia le conseguenze fossero di poco conto. Il dio verde (che è quanto di più lontano da un’arringa solitaria) dialogando con inchieste, autori e contenuti di respiro internazionale, palesa allora il reale portato catastrofico delle narrazioni ecologiste, che non è affatto la fine del mondo, bensì da un lato la disinformazione, la percezione distorta dei dati e tuttavia l’immediata e ingenua adesione ad essi, in preda ad un’emotività infantile e infelice; dall’altro gli effetti del terrorismo ecologico, quali i movimenti per l’estinzione dell’umanità, politiche di sterilizzazione forzata, pianificazione e sciopero delle nascite, fino a giungere perfino all’apprezzamento di sciagure come la recente pandemia, purché servano d’aiuto a limitare l’azione dell’uomo sulla Terra.
Ma una fede che recide e ripudia il legame della Terra con l’uomo, dimenticando che in esso sta il senso stesso della conservazione della natura, non è ecologia: è nichilismo. Il dio di Nietzsche è resuscitato: è verde, odia gli uomini e la storia. È un dio che vende bene, galoppa su una psicosi dilagante e si nutre di ipocrisie e contraddizioni. È un dio di una società che, completamente avulsa dalla realtà, chiusa nella sua bolla ecosostenibile e ipnotizzata da un fastidioso bla bla bla, auspica la sua stessa distruzione.