Esteri

L’ammucchiata di Sanchez è uno scandalo

Sinistra, conservatori, indipentisti, comunisti: l’accozzaglia di Sanchez viene celebrata senza una valida ragione

Fantin vignetta sciopero landini

Con 179 voti a favore e 171 contrari il Parlamento spagnolo ha concesso la fiducia al leader socialista Pedro Sanchez che, per la terza volta nella sua vita politica, è stato eletto presidente del governo. Confermata l’intesa sull’amnistia tra il Psoe e gli indipendentisti catalani, mossa che ha diviso il Paese e che soprattutto ha ribadito la sete di potere del socialista, disposto a tutto pur di non mollare la poltrona. Ma l’aspetto più divertente, per così dire, riguarda l’elenco sterminato di partiti che hanno votato a favore: otto! Un’ammucchiata degna dei democratici italiani, un’accozzaglia che fa invidia ai grandi teorici delle maxi-alleanze. Oltre al Psoe, il sì è arrivato dalla coalizione di sinistra Sumar, dai partiti indipendentisti catalani Erc e Junts, da quelli baschi Bildu e Pnv, dal partito galiziano Bng e da quello delle Canarie CC.

Oggi tutti – a sinistra – parlano di un grandissimo successo dei socialisti, di un Sanchez stratega di primo livello, di riscossa dei socialisti. Per non parlare delle bottiglie di champagne stappate per il sì alla prima votazione, nonostante la fumata bianca per tre-quattro voti. Quotidiani rossi in brodo di giuggiole, ma la realtà è molto diversa dal racconto di certi commentatori. L’agiografia di Sanchez dovrebbe lasciare spazio alla grande divisione del Paese, alla veemente protesta contro l’amnistia riservata ai terroristi catalani e alla trattativa che possiamo definire uno scempio per la democrazia. Neanche Conte con Ciampolillo & Co. era arrivato a tanto. Pur di continuare a governare dopo il flop di pochi mesi fa, Sanchez ha messo insieme destra, sinistra, conservatori, progressisti e indipendentisti. Tutto, ma veramente tutto, pur di restare presidente.

Il fronte unito in Spagna non è la realtà, ma un’utopia. Le proteste di piazza – spesso violente – sono un sintomo della spaccatura, legata anche a una certa spregiudicatezza di Sanchez, bravo a ottenere i voti necessari ma proprio per questo poco affidabile. E c’è un dettaglio da non sottovalutare: il leader socialista si è consegnato ai catalani, fino a diventarne ostaggio. Resterà presidente del governo finchè gli indipendentisti lo vorranno e per certi versi il leader del Pp Albert Nunez Feijòo non ha tutti i torti: “Le decisioni non si prenderanno in questa Camera, ma fuori dalla Spagna”. Senza dimenticare il colpo durissimo per la reputazione internazionale della Spagna. Altro che miracolo politico.