Lo sciopero è un atto grave e solenne, da usare con grande parsimonia per difenderne il valore civile e morale”. Parole e musica di Giuseppe Di Vittorio, fondatore e segretario generale della CGIL e deputato dell’Assemblea Costituente. Di certo, non un fascista qualunque desideroso di reprimere le mobilitazioni e negare ai lavoratori un sacrosanto diritto qual è quello di sciopero.
Parole che evidentemente i successori di Giuseppe Di Vittorio alla segreteria del sindacato rosso, con in testa ovviamente il segretario in carica, Maurizio Landini, non hanno esattamente preso alla lettera. Al contrario, sembrerebbe proprio che Landini e compagni ce la stiano mettendo tutta per fare l’esatto contrario rispetto a quanto avesse auspicato a suo tempo Di Vittorio.
Da quando Landini si è insediato alla segreteria della Cgil, il ricorso allo strumento di protesta si è infatti accentuato a dismisura, in modo particolare nell’ultimo biennio (in concomitanza con l’arrivo a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni), facendo sì che l’uso (del diritto di sciopero) diventasse a tutti gli effetti un abuso.
Per meglio comprendere quanto in questi ultimi mesi si stia abusando di tale diritto, basta dare un’occhiata ai numeri relativi agli scioperi effettuati nell’arco dell’anno che volge ormai al termine. Soltanto nel 2024 sono stati 1.603 gli scioperi proclamati, 981 dei quali poi revocati, per un totale di 622 mobilitazioni. Mediamente 51 al mese, o una e mezza al giorno se preferite, almeno stando ai numeri diffusi dal Garante degli scioperi. Rispetto al 2023, anno che già di per sé aveva fatto registrare numeri da capogiro con 1.647 scioperi proclamati, di cui 1.064 revocati, per un totale di 583 annui, ovverosia 48 al mese, il 2024 ha fatto segnare un incremento ulteriore con 3 scioperi in più ogni mese. Altro che atto grave e solenne.
Sotto la segreteria di Maurizio Landini la solennità ha lasciato il posto alla routine, e il cotanto invocato diritto di sciopero ha smarrito il suo significato, venendo utilizzato dal sindacato in maniera del tutto indiscriminata e rigorosamente a ridosso di festività, ponti o week end. Non esattamente il miglior modo per difenderne il valore civile e morale.
Morale: con la sua allegra gestione degli scioperi, il compagno Landini è riuscito nella titanica impresa di snaturare completamente il ruolo sociale del sindacato e a svuotare dall’interno un importante strumento di lotta, riducendolo a un mero escamotage finalizzato esclusivamente ad aggiungere un ulteriore giorno di vacanza al fine settimana.
E se il 2024 si chiude con un record assoluto di mobilitazioni, l’anno che verrà non lascia presagire nulla di buono: per il prossimo mese di gennaio sono già in programma ben 45 scioperi, a cominciare da venerdì 10 gennaio, che si preannuncia già da adesso una giornata nera per i trasporti. Così, giusto per inaugurare degnamente il nuovo anno. Auguri.
Salvatore Di Bartolo, 31 dicembre 2024
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