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L’annuncio della Rai: “Saviano non è in palinsesto”

L’ad Roberto Sergio sgancia la bomba dopo le polemiche per gli insulti dell’autore di Gomorra al ministro Salvini

Rai: Saviano non è in palinsesto

L’annuncio lo dà l’ad della Rai, Roberto Sergio, in un’intervista al Messaggero. Cinque semplici parole: “Saviano non è in palinsesto“. Fine. Chiede il giornalista: è stato applicato il “modello Facci” dopo gli insulti a Matteo Salvini col solito epiteto di “ministro della Mala Vita”? Risposta: “Le ripeto. Saviano non è in palinsesto. La scelta è aziendale e non politica”. E se M5S e Pd insorgeranno, poco importa.

L’addio dei conduttori di sinistra

Come poco importa, alla fine della fiera, se i vari Fabio Fazio, Lucia Annunziata, Massimo Gramellini e Bianca Berlinguer hanno dato l’addio a viale Mazzini, chi per andare altrove e chi in evidente polemica politica. Sergio fa notare che in Rai continueranno a lavorare diversi “conduttori, artisti, giornalisti che sono legati alle stesse idee delle persone”, cioè di sinistra. Insomma: altro che Telemeloni, come si è visto anche col siluramento di Filippo Facci. La pluralità è garantita. “Fazio, mio amico da molti anni, è andato via prima che arrivassi – dice Sergio – Berlinguer, Annunziata e Gramellini erano tutti e tre, fino alla fine, nei nuovi palinsesti. Hanno fatto scelte personali che li hanno portati altrove”.

Resta il fatto che il “no” a Saviano nei palinsesti solleverà probabilmente un polverone. A novembre era prevista infatti la trasmissione in prima serata del programma Insider – faccia a faccia con il crimine, ma nei giorni scorsi dalla Lega e tutto il centrodestra avevano chiesto alla Rai di prendere una posizione “netta” sull’autore di Gomorra così come netta era stata la decisione di togliere la striscia quotidiana a Rai2 a Facci per il caso dell’articolo sul figlio di Ignazio La Russa.

Le polemiche su Saviano in Rai

“Per il Signor Saviano io sarei il ‘Ministro della Mala Vita’ – aveva scritto Salvini in un post – Altro insulto e altro odio? Altra querela”. Da lì era stata una cascata di dichiarazioni. “Saviano non si smentisce mai, pensa gli sia concesso tutto e si permette di usare un linguaggio volgare insultando, infangando e insinuando. La sua ‘figura’ è di certo incompatibile con la tv pubblica: o a Saviano è tutto permesso?”, si chiedeva Giorgio Maria Bergesio, capogruppo del Carroccio in Vigilanza. Per Fratelli d’Italia stesso discorso. “In Rai non ci può essere spazio per tutto questo“, diceva la vicepresidente della Vigilanza, Augusta Montaruli. “C’è un limite a tutto, la Rai ultimamente ha mostrato di essere molto attenta al registro che viene utilizzato nel servizio pubblico, credo che sia più che doverosa una riflessione sull’opportunità di confermare la presenza di Saviano in Rai”. Anche gli esponenti di Forza Italia in commissione, Maurizio Gasparri, Roberto Rosso, Rita Dalla Chiesa e Andrea Orsini, hanno firmato un’interrogazione per domandare a viale Mazzini “se Saviano goda di una sorta di impunità, a differenza di altre persone, che gli consente di offendere le persone e di poter svolgere una funzione importante di conduzione di programmi del servizio pubblico”. La risposta sembra essere arrivata.