Il regime cubano espelle il capo dei Gesuiti all’Avana per le sue “critiche politiche”.
Nelle ultime ore il regime cubano ha espulso dal Paese il sacerdote David Pantaleón, superiore dei gesuiti nel paese caraibico. La dittatura, «usando le sue facoltà di potere dittatoriale, senza principi né valori, costringe il nostro sacerdote a lasciare il Paese: temono la verità, temono il volto del bene e liberarsi di ciò che li infastidisce è il loro unico modo di procedere». Ha denunciato Suor Brito Rodríguez. “Questo non dovrebbe accadere. Chi deve lasciare il Paese è chi usa il potere per vivere come un re, a spese di un popolo schiavo, punito, frustato e costretto a fuggire”, ha aggiunto. Pantaleón, superiore dei Gesuiti a Cuba e presidente della Conferenza dei Religiosi Cubani (CONCUR), è stato tra i pastori che aveva chiesto al regime di portare aiuto agli artisti del Movimento San Isidro, in carcere da oltre un anno. Dopo il rifiuto, il sacerdote cubano aveva spiegato su Facebook, che “non si tratta di ideologie di destra o di sinistra. Si tratta di cose semplici come il diritto di vivere, di esprimere ciò che si pensa, di discutere delle differenze senza ‘demonizzare’ il contrario, di rispettare la dignità di tutti”.
Maduro ha accettato di essere il “garante della pace”, come chiesto da Petro
Il leader della dittatura venezuelana ha annunciato ieri sera di accettare la proposta del presidente della Colombia, Gustavo Petro, di essere garante dei negoziati di pace tra lo Stato e la Liberazione Nazionale Esercito che si terranno all’Avana. Durante una trasmissione tv a reti unificate, il dittatore ha affermato di avere la stessa disposizione per la pace del suo predecessore, il defunto Hugo Chávez. “Il Venezuela è impegnato per la pace, per la sicurezza, per la stabilità della Colombia e la pace della Colombia è la pace del Venezuela, è la pace del Sud America, è la pace dell’intero continente. Ci metteremo tutto il nostro impegno”, ha detto gongolante Maduro.
I vescovi cubani chiedono di votare no al referendum sul nuovo Codice della Famiglia del regime
Il referendum si terrà il prossimo 25 settembre per convalidare o meno il nuovo Codice della Famiglia scritto dal partito comunista cubano, La Conferenza episcopale di Cuba ha rilasciato ieri la sua posizione ufficiale in un comunicato, invitando a votare no. I Vescovi sottolineano che il Codice della Famiglia contiene molti aspetti positivi, tra cui il rifiuto della violenza all’interno della famiglia, i diritti dei nonni, dei bambini e delle persone vulnerabili e l’obbligo di provvedere al cibo e alla cura dei parenti ma respingono con forza quella che chiamano “ideologia di genere” che specificano in quattro punti fondamentali: matrimonio e adozione da parte di persone dello stesso sesso, gestazione solidale e autodeterminazione di genere. E per questo chiedono che venga respinto.
Bolsonaro annuncia che si ritirerà dalla politica in caso di sconfitta mentre Lula si scatena
Ieri il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha dichiarato che si ritirerà dalla politica se dovesse perdere le elezioni di ottobre. “Se è la volontà di Dio, continuo. In caso contrario, passo la fascia e mi faccio coraggio. Perché, alla mia età (67 anni), non ho più nulla da fare qui sulla Terra se il mio tempo in politica finisce qui, il 31 dicembre di quest’anno”, ha detto ieri sera in un’intervista. Dal canto suo Lula nelle ultime 48 ore ha detto che Bolsonaro è un “genocida”, che i suoi comizi sono come quelli de Ku Klux Klan, mentre intervistato dalla CNN lo ha paragonato a Hitler e definito il giudice della mani Pulite brasiliana un “truffatore”.
Paolo Manzo 13 settembre 2022
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