Strategia o timore di una figuraccia? Mancano pochi giorni, poche ore al secondo turno delle elezioni legislative in Francia e l’asse anti Le Pen sta scricchiolando. A differenza di quanto pronosticato, il cordone repubblicano contro l’estrema destra non sembra tenere. Anzi. Se è vero che nella maggior parte delle circoscrizioni i candidati del Rassemblement National affronteranno un solo sfidante, dunque un argine unico contro l’onda lepenista, pochi minuti fa è arrivato l’annuncio di fonti vicine a Emmanuel Macron destinato a rimescolare le carte.
Non ci sarà alcuna coalizione tra il blocco macronista con La France Insoumise: questo quanto reso noto da Le Figaro. I collaboratori del capo dell’Eliseo non hanno utilizzato troppi giri di parole: così come affermiamo che nessun voto dovrebbe andare al Rassemblement National, è fuori questione che non parteciperemo a un governo con Jean-Luc Mélenchon. “Non governeremo con La France Insoumise. Una desistenza non costituisce una coalizione”, ha poi confermato il presidente secondo fonti di BFMTV che cita un partecipante al termine della riunione.
Insomma, non si profila la maxi-ammucchiata per la poltrona. Come del resto aveva già profetizzato il premier Attal: “Tutto mi separa dalla France Insoumise, non stringerò mai un’alleanza con loro”. Eppure c’è qualcosa che non torna, considerando il grande lavoro svolto dal fronte repubblicano fino a ieri pomeriggio, con 212 destistenze tra gauche e campo presidenziale. Mossa per destabilizzare Le Pen e Bardella, certamente, ma solo quello? Questo improvviso passo indietro di Macron sembrerebbe anche legato al timore di una possibile catastrofe al ballottaggio: in caso di vittoria di Le Pen, sarebbe un tracollo definitivo. In questo modo, invece, il ko sarebbe imputabile solo a LFI, già marchiato da qualcuno come estremista. Una definizione giusta, per carità, considerando la fazione antisemita.
Sullo sfondo c’è anche l’ipotesi di un governo tecnico. Se Bardella non dovesse raggiungere la maggioranza assoluta, potrebbe profilarsi un governo in “stile Draghi”. Un tecnico sostenuto dai centristi più un pezzo del Fronte Popolare, escludendo – ovviamente – Mélenchon. Una mossa in perfetto stile Macron, anche se il presidente ha dovuto fare i conti con altre accuse arrivate direttamente dalla Le Pen, che ha parlato di “colpo di Stato amministrativo“: “Ci sono voci secondo cui il presidente della Repubblica avrebbe intenzione di nominare il direttore generale della Polizia nazionale domani, a 4 giorni dal secondo turno, quando sarebbe dovuto rimanere fino alla fine dei Giochi olimpici, e il direttore della Gendarmeria nazionale”. Tutto pur di impedire a Bardella di governare la Francia come desidera. La replica dell’Eliseo è giunta a stretto giro, chiedendo a Le Pen “sangue freddo” e “misura”.
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A corroborare le varie ipotesi in campo, la conferma di Macron sulla sua indisponibilità a dimettersi in caso di vittoria dell’estrema destra. Come già avvenuto al termine delle elezioni europee, il presidente ha sottolineato che manterrà la poltrona all’Eliseo, anche se ormai i francesi non sembrano più dalla sua parte. Un’impressione che si ha già da tempo, a dire il vero. Seguiranno aggiornamenti, clima rovente Oltralpe…
Franco Lodige, 2 luglio 2024
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