L’app social Parler censurata per sovranismo

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Cos’è Parler? Parler è una piattaforma social “alternativa” ai più tradizionali Facebook e Twitter. Ma si è macchiata di un imperdonabile crimine contro l’umanità: la usano i sovranisti sporchi e cattivi. E quindi, è sparita dal web.

Ormai è chiaro: la destra sporca e cattiva è un’anomalia nella luminosa storia del progresso radical chic. E non deve ripetersi mai più. Così, dopo le censure a Donald Trump, è arrivata l’eliminazione di Parler. Prima Amazon, Google e Apple lo hanno rimosso dai loro store. Poi, il social è definitivamente sconparso dalla Rete.

Nel tripudio dei “democratici”, abbiamo appaltato la libertà d’espressione ai capricci del woke capitalism, dagli Zuckerberg ai Dorsey ai Bezos. Le altre libertà, anche se non frega niente a nessuno, ce le avevano tolte nel nome della salute.

Il sospetto, però, è che la sinistra galvanizzata dalle praterie che le si schiudono, stia già ripiombando negli errori del passato: c’è una realtà, un popolo che non le va a genio, e pensa di cassarlo con un ban sul web. Ma quel disagio resta. Anzi, si acuisce nella percezione di un vero e proprio pogrom, per ora cibernetico. Dove ci porterà questo gioco al rialzo? A una soluzione cinese? Oscurare tutte le pagine internet sgradite al regime?

Intanto, registriamo la solita inversione a U da “contrordine, compagni”: ai tempi di Occupy Wall Street, dell’ascesa di Barack Obama, o delle primavere arabe, i social erano strumento di democrazia. Ora sono diventati un pericolo: vanno sorvegliati, sottoposti a un’opera di sistematica soppressione delle opinioni scomode, con la scusa dello sciamano che corre dentro al Congresso. Ma cosa garantisce a lorsignori che, un giorno, magari quando si discuterà di tassarli di più, i giganti del web non censurino quelli che oggi fanno i censori?

Nicola Porro, 11 gennaio 2021

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