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L’appello di Martino a Berlusconi: “Liberati dei cortigiani e rinnova Forza Italia”

“Caro Cav, liberati dei cortigiani. Rinnova Forza Italia”. Antonio Martino fa un appello a Berlusconi sulle pagine del Foglio

Roma. “In altri tempi Berlusconi avreb­be già dato un colpo d’ala. Perché i partiti, come le persone, invecchiano. E io che ho settantacinque anni lo posso dire. Non ho interessi personali, me ne frego, parlo per affetto. Adesso ci vuole la stessa fantasia che animava il Cavaliere nel 1994. Solo lui, solo Berlusconi può rilanciare il berlusconismo. Ma deve agire. Adesso”.

E Antonio Martino, l’ex ministro, il fon­datore di Forza Italia, lui che non si è ricandidato “per fare spazio ai più giova­ni”, dice di condividere la lettera che An­drea Ruggieri, parlamentare di Forza Italia, ha indirizzato ieri a Silvio Berlusconi attraverso le colonne del Foglio: “Devi osare, presidente”, diceva Ruggieri. “Scansa le mosse ordinarie. Rivolta il partito, getta sul tavolo carte choc”. I più giovani tra gli eletti di Forza Italia chie­dono attenzione, che si aprano le finestre, che si permetta l’ingresso a nuove energie, e che gli equilibri interni vengano stravolti.

“Quelli che sono rimasti del gruppo dirigente originario sono i più me­diocri tra i vecchi. E oggi costituiscono l’ossatura del partito. I migliori se ne sono andati, o sono morti”, dice Martino. “Questi adesso, ovviamente, non promettono il cambiamento, che era il marchio di fabbrica della rivoluzione liberale, ma promettono di gestire l’esistente. Magari di gestirlo meglio degli altri. Però questa è una cosa che alla gente non interessa. Il voto a Forza Italia è sempre stato un voto per il cambiamento. E invece la classe dirigente di Forza Italia è come assestata. Senza grinta”.

E allora che si deve fare?

“Berlusconi deve tornare a essere lui. E fare delle cose innovative, nuove, fantasiose”. Rinnovamento, dunque, parola dotata di magica permanenza nella politica italiana.

E insomma Martino dice che per il Cav. il rinnovamento sarebbe come una discesa per la vertiginosa parete del tempo fino a un passato quasi senza memoria, a prima della frattura giudiziaria e della caduta politica, la condanna e l’incandidabilità, a un istante felice che per lui ovviamente corrisponde con la vittoria, la giovinezza della vittoria, e con il consenso, la freschezza del consenso.

“Per questo dico che a lui serve un partito nuovo, giovane, elastico. E credo anche che lui debba pensare a dare a questo partito una struttura che duri nel tempo, affinché gli sopravviva. Perché un partito fondato solo sulla sua personalità è destinato a scomparire. Ciò non significa imitare la Prima Repubblica, o la vecchia politica, ma semplicemente non lasciare tutto al caso. Berlusconi oggi dovrebbe dire: ‘Nel ’94 ho detto una cosa che poi non siamo riusciti a realizzare. Ma che rimane valida. Dobbiamo trasformare questo paese in senso liberale. Arricchirlo. Senza paure. Con il sole in tasca. Adesso questa battaglia voglio riprenderla e portarla a compimento come mia ultima missione’”.

Ma oggi c’è la Lega, c’è il Salvini rampante, che governa con Luigi Di Maio, e supera Forza Italia nei consensi.

“Anche Bossi era un castigo di Dio, eppure Berlusconi riuscì a farci un’alleanza tenendo insieme persino Fini. Certo Salvini non è Bossi, e non è intelligente quanto Bossi. È uno di istinto. Qualche volta ci azzecca, ma è un immoderabile persino dal punto di vista estetico: la barba incolta, la panza ballonzolante, la cravatta slacciata… E questa sua alleanza con Di Maio (io li chiamo ‘i fratelli zebedei’) non dura. Crollerà. Vedrete. E quando crol­lerà che succede? Dove va la Lega con il suo 25 per cento, a voler essere generosi? Dove va con il suo leader che parla un linguaggio estremo? Senza alleati, per lui non c’è governo. Senza Berlusconi, non c’è governo. Quindi secondo me questo è il momento in cui noi di Forza Italia dovremmo riprende­re l’iniziativa. Con qualcosa che riesca a motivare, che ridia un orizzonte. C’è bisogno di energie nuove, fresche, gente che abbia un mestiere e che non viva di politica”.

Ma anche Berlusconi è stanco, forse annoiato, almeno così dicono. Chi glielo fa fare di mettersi a tu per tu con un ribaldo come Salvini?

“Berlusconi ha mantenuto malgrado tutto una buona forma fisica. Ed è sempre l’uomo che era, intelligentissimo. Forse ha perso elasticità, ed è circondato da una corte mefitica. Di cui dovrebbe liberarsi. Il Berlusconi del ’94 non si sarebbe mai fatto imprigionare dai cortigiani. Oggi invece è così. Quando chiamo ad Arcore nemmeno me lo passano al telefono, si rende conto? A me. Ma un partito non può diventare una corte. I meccanismi sono deleteri: la meschinità, il terrore della con­correnza… Oggi il mio amico Cavaliere è ‘il prigioniero di Arcore’. Qualsiasi persona che abbia un valore, che vale più dei cortigiani, viene tenuta lontano. Ma così si strozza anche Forza Italia, e si tiene a briglia stretta un uomo che potrebbe ancora fare cose pazzesche, come Berlusconi. Questa cosa è già successa quando gli fecero mandare via gli uomini che gli erano più vicini. Lo hanno privato della sua macchina efficientissima: Marinella Brambilla, Valentino Valentini… Tutti mandati via per antipatie personali o peggio, per gelosie. Guardi la verità è che non lo conoscono, il Cavaliere. Berlusconi è unico. Con lui ho avuto anche dissapori notevoli, ma uno come lui non l’ho mai conosciuto. Un uomo che ha saputo combinare la tutela del suo interesse personale con un idealismo enorme. Una fantasia straordinaria. Una forza sovrumana”.

I più giovani sono molto critici nei confronti di Niccolò Ghedini, che è diventato padrone delle liste elettorali e dell’agenda di Berlusconi.

“Lo conosco Ghedini, è una brava persona, ed è un ottimo avvocato. Ma non è l’uomo che può ispirare entusiasmo. E non credo sia neanche un grande orga­nizzatore. Nel 1994, alle europee, le candidature le fece Domenico Mennitti. Se lo ricorda Mennitti? Era bravissimo. Una macchina. Servono organizzatori così, con inge­gno politico. Lui veniva dal Msi, era di destra, ma era di destra intelligente. Adesso la destra è diventata quella che coccola le paure degli italiani”.

Ma le fotografie del ’94 rendono, in una scintilla, l’interezza di un tempo scaduto, inesorabilmente consumato.

“Temo di sì”, dice Martino. “Ma io al miracolo di Berlusconi credo ancora”.

Salvatore Merlo, Il Foglio, 27 giugno 2018