Inutile dire che le parole del presidente dell’Antimafia Nicola Morra su Jole Santelli sono state tre volte offensive: contro una persona che non c’è più e dunque non può difendersi (peraltro, avendo sempre correttamente informato i cittadini sul suo stato di salute), contro gli elettori (i cui responsi, evidentemente, piacciono ai Cinquestelle solo a targhe alterne), e contro i malati di tumore.
E, siccome sbagliare è umano ma perseverare è grillino, il Morra ha perfino insistito il giorno dopo la prima atroce gaffe, aggiungendo “spiegazioni” che, se possibile, hanno addirittura lacerato lo strappo, tra offese gratuite a chi lo aveva criticato, l’immancabile complottismo, e amenità varie.
Nonostante tutto questo, è stato un errore il fatto che a Morra sia stato ritirato un invito da una trasmissione di Rai 3. Ha ragione Nicola Porro, a mio modo di vedere. Fatelo parlare, il grillino: evitiamo, almeno, che possa raccontare a se stesso di essere stato censurato. E risparmiamoci anche il coretto a cappella di quei politicanti di sinistra e mezza sinistra abituati da decenni a lottizzare praticamente tutto alla Rai – incluse fioriere e portacenere -, e che ora, da un momento all’altro, si sono messi a strillare contro il “bavaglio”. Il meno che si possa dire su di loro è che rischiano di essere autobiografici: attribuiscono agli altri una forma mentis che è la propria.
Subito dopo, però, si dia la parola alle persone malate di cancro, a chi in questo momento è in terapia, a chi sta facendo un ciclo di chemio o attende un’operazione chirurgica. Si racconti di quanti di loro stanno continuando a lavorare (come e quanto possono), si spieghi che (nei limiti consentiti dalla malattia) è decisivo provare a continuare a vivere, e non sentirsi già escluso-tagliato fuori-marginalizzato.