Giustizia

L’assalto alla Cgil e Ilaria Salis. Quante similitudini, ma son di destra e tutti zitti

Il leader di Forza Nuova e i No Green Pass per aver distrutto la sede del sindacato sono stati condannati a diversi anni di carcere con molti mesi di carcerazione preventiva

ilaria salis cgil

Pochi giorni fa è stata respinta la richiesta di arresti domiciliari per Ilaria Salis, l’attivista di estrema sinistra sotto processo in Ungheria per reati piuttosto seri. Per il tribunale di Budapest esiste il pericolo di fuga e soprattutto una detenzione cautelare di tredici mesi “non è tanto lunga vista la gravità dei reati” di cui la maestra lombarda è accusata. I fatti risalgono al 10 febbraio del 2023: la trentanovenne, insieme a un cittadino tedesco, avrebbe partecipato a due atti di violenza: uno contro un uomo scambiato per un estremista di destra a causa dell’abbigliamento militare contro il musicista di estrema destra La’ szlo’ Dudog. I magistrati contestano alla Salis sia il reato di lesioni personali che quello di appartenere all’organizzazione antifascista Hammerbande, che ha come obiettivo quello di aggredire a martellate presunti neonazisti. Addebiti piuttosto pesanti, lontani anni luce dalla semplice contestazione pacifica.

La sinistra è in prima linea per chiedere il ritorno in Italia della maestra o quantomeno il passaggio ai domiciliari, senza dimenticare le polemiche per le immagini con le manette e le catene a piedi e polsi. La Salis continua a professare la sua innocenza, e lo è fino a prova contraria, mentre sono attese novità nell’udienza in programma il prossimo 24 maggio, quando saranno ascoltati una vittima e due testimoni. Ricordiamo che la docente lombarda è stata rinviata a giudizio con la richiesta di condanna avanzata dall’accusa a 11 anni di carcere, ma in realtà – considerando le ipotesi di reato – la pena potrebbe toccare i 24 anni di detenzione.

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Diversi esponenti politici hanno puntato il dito contro il sistema ungherese, considerato draconiano e c’è chi accusa il governo di non fare abbastanza per la causa della Salis, dimenticando che non è possibile interferire nella giustizia di un altro Paese. Ma in certe posizioni emerge una contraddittorietà palpabile, visibile ad occhio nudo. Anche in Italia abbiamo fatto i conti con una giustizia severa, con condanne pesantissime e con una carcerazione preventiva decisamente invasiva.

Pur essendo molto diverso nei contenuti, il caso della Salis potrebbe essere accostato a quello di Roberto Fiore e dell’assalto alla sede della Cgil del 9 ottobre 2021. Lo scorso 20 dicembre il Tribunale di Roma ha condannato il leader di Forza Nuova a 8 anni e 6 mesi parlando di “manifesta incitazione e manifesta approvazione”, a fronte “di un sicuro potere di controllo degli eventi”. Ma nelle motivazioni diffuse recentemente, non sembrerebbe emergere una responsabilità così netta se non quella di trovarsi di fronte alla sede romana del sindacato: nessuna prova di aver partecipato all’assalto violento, né di aver agito in altro modo penalmente rilevante. I giudizi della prima sezione penale di Roma hanno rimarcato che Fiore e Aronica “non sono stati protagonisti di pubblici proclami e/o pubbliche esternazioni, condotta in tal senso descritta e circoscritta come penalmente rilevante dalla norma incriminatrice, laddove di quelle condotte verso le quali Castellino indirizzò i manifestanti, questi imputati furono artefici e comunque complici nei termini già ampiamente delineati”. E per quanto la devastazione della sede della Cgil sia stata deplorevole, non parliamo di un pestaggio vero e proprio.

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Insomma, la condanna in primo grado a Fiore non è stata leggera. E non mancano le similitudini con la Salis. Come Fiore anche la maestra lombarda vanta dei precedenti (anche se decisamente più leggeri): per la precisione 4 condanne e 29 denunce. Un curriculum tutt’altro che invidiabile: condanne per accensioni ed esplosioni pericolose – avrebbe lanciato fumogeni e petardi all’interno del perimetro della struttura carceraria di Milano – per resistenza a pubblico ufficiale durante lo sgombero di attivisti anarchici da un centro sociale meneghino e lo sgombero di uno stabile a Saronno e infine per invasione di edifici. Per quanto concerne la carcerazione preventiva, che tanto fa giustamente indignare nel caso Salis, a Fiore è andata leggermente meglio ma non di molto: nove mesi tra galera e domiciliari, concessi esclusivamente per le condizioni precarie di salute. La maestra lombarda è invece reclusa da oltre un anno, in attesa di capire cosa accadrà alla prossima udienza. Senza dimenticare che, come spiegato da Cuno Tarfusser, non è che nei nostri tribunali gli imputati in attesa di giudizio siano trattati coi guanti bianchi rispetto all’Ungheria.

Morale della favola: qui nessuno vuole difendere Fiore, i suoi sodali o giustificare l’assalto alla Cgil. Sia chiaro. E fino a prova contraria la Salis resta innocente. Ma sorprende come i due estremismi siano valutati diversamente dai giornali italiani.

Franco Lodige, 4 aprile 2024

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