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L’assurda scusa dell’Australia per cacciare Djokovic

Stanotte l’udienza della Corte Suprema australiana. Djokovic di nuovo in arresto

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Non dico un immigrato clandestino. Ma immaginatevi cosa sarebbe successo se al posto di Novak Djokovic ci fosse stato un’altra persona qualunque, ovviamente vaccinata. Pensate cosa sarebbe successo se Vladimir Putin avesse comunicato al mondo che la presenza di un innocuo atleta avrebbe potuto “rappresentare un rischio per la salute della comunità” e “portare a un’impennata di disordini civili”. Sarebbe scoppiato il finimondo: frotte di progressisti, difensori dei diritti umani, civili e sportivi, fricchettoni: tutti contro il despota. Se invece a comportarsi così è il governo dell’Australia nei confronti di quel cattivone di No-vax Djokovic, beh: allora tutti zitti.

Il ministro dell’Immigrazione di Camberra, Alex Hawke, ha deciso che Novak non deve giocare gli Australian Open. Gli ha cancellato il visto, di nuovo, dopo che un giudice aveva ritenuto errata la decisione di fermarlo in aeroporto e rinchiuderlo in un hotel in stato di arresto. Il governo australiano ha “giustificato” la sua decisione con tre incredibili motivi:

1. primo, che il non-vaccinato Djokovic potrebbe essere un “pericolo per la salute della comunità“, quando è ormai chiaro pure ai bambini che i no-vax sono un pericolo solo per loro stessi tanto il virus si diffonde ugualmente;

2. secondo, che il tennista potrebbe scatenare “un’impennata di disordini civili“, roba incomprensibile: semmai è vero il contrario, ovvero che le proteste potrebbero esserci qualora venisse rispedito a casa.

3. terzo, Djokovic incoraggerebbe il “sentimento anti-vaccinazione” e quindi potrebbe dissuadere gli australiani dal richiamo. E quindi? Per entrare in Australia bisogna essere per forza favorevoli al vaccino? Non esiste a quelle latitudini la libertà di pensiero?

Ora, vista l’evidente insussistenza di queste tesi, si può facilmente dedurre che in sostanza il governo australiano si conserva il diritto di cacciare qualsiasi persona poco gradita. Legittimo, per carità. Ognuno è sovrano a casa sua: se all’Australia non piacciono i biondi, i tennisti no vax, i giocatori di curling mancini, che li caccino pure. Però che nel mondo nessuno alzi il ditino parlando di “stato di diritto”, beh un po’ strano lo è. No?

Intanto Novak è tornato nella struttura di detenzione del Park Hotel di Melbourne. Dopo il ricorso contro l’annullamento del visto, il suo caso verrà discusso alla Corte Federale australiana. L’udienza è prevista per le 9.30 locali, le 23.30 in Italia. Tre giudici metteranno la parola fine alla telenovela che sta tenendo il mondo tennistico, e non solo, incollato alle tv.