Vecchi deltaplani e pizzini: la rivincita dell’homo sapiens sui cyborg. Il mito del più sofisticato apparato di sicurezza al mondo è caduto, beffato dai jihadisti analogici di Hamas. Per questo oggi acquista ancor più valenza la considerazione dell’ex capo della Cia Leon Panetta, intervistato nella rubrica Rai Futuro del Tg1: “Se non c’è un forte controllo umano, l’intelligence tecnologica da sola non basta”. Come Panetta la pensa anche il nostro nuovo capo della Polizia, Vittorio Pisani – il quale, già nel 2004, senza “intelligenza artificiale”, divenne celebre per l’arresto dei boss casalesi Iovine e Zagaria – che adesso sta riorganizzando da mesi i suoi uomini per tornare massicciamente sul territorio.
Oggi, della tecnologia non si può certamente fare a meno, ma la “macchina” è lontana dal poter sostituire l’intelligenza e l’acume umano, lo ha sintetizzato bene Albert Einstein «i computer sono incredibilmente veloci, accurati e stupidi. Gli uomini sono incredibilmente lenti, inaccurati e intelligenti». La tecnologia è fondamentale per l’osservazione, gli screening, le comunicazioni e il monitoraggio dei luoghi, ma la modalità “fisica” (pedinamenti, confidenti con lusinghe, minacce o denari, vicini) restano ancora essenziali e imprescindibili. A Roma, ormai da mesi, sono “attenzionati” con i sistemi tradizionali tutti quei negozi al dettaglio – che nascono come funghi – per il rischio che possano costituire cellule silenti pronte all’attacco. Solo attorno al Vaticano se ne contano più di una ventina, così distribuiti: negozi di frutta e verdura gestiti da egiziani della fratellanza islamica e negozi di superalcolici saponi e detersivi, in gran parte pachistani salafiti aperti 20 ore al giorno.
Una possibile minaccia nel cuore di una Roma presa nei preparativi del Giubileo del 2025 che, solo con un controllo capillare, porta a porta, si riesce a monitorare. C’è da augurarsi che questi metodi tornino utili nelle manifestazioni pro Hamas, non esattamente pacifiche, che si stanno organizzando in questi giorni nella capitale. Inoltre, i 28 mila obiettivi sensibili, in prevalenza diplomatici e religiosi individuati dal Viminale in Italia, saranno un altro banco di prova impegnativo.
Tornando ad Israele, evidentemente hanno “ceduto” alla tecnologia anche le zone più delicate del paese. Le brigate Ezzedine al-Qassam sono piombate in Israele con un blitz coordinato via terra, via mare e via aria in un’azione di guerra lungamente pianificata, istruite dalle guardie della rivoluzione iraniana e appoggiate dai libanesi di Hezbollah, il “partito di Dio”, stretto alleato dell’Iran sciita. Il controspionaggio di Hamas ha funzionato alla perfezione sotto tutti i punti di vista, senza che gli israeliani siano riusciti ad inserire talpe per ricevere la “soffiata” sull’attacco. Come avvenuto in passato, con il rapimento nel 2006 del carrista Gilad Shalit, gli uomini di Hamas sapevano dove colpire grazie ad una capillare rete di informatori sul territorio con tanto di piantine delle abitazioni da assaltare. Paradossalmente proprio Israele, che produce i sistemi di attacco e cybersecurity più sofisticati ed avanzati al mondo, è stato colto di sorpresa e ferito a morte da un’astuzia “vecchio stampo”, coadiuvata da modesti mezzi rudimentali che oggi anche il più povero e isolato esagitato può farsi in casa.
All’enorme tragedia umana si aggiunge un danno reputazionale che costerà molto caro a Israele, un Paese che nel tempo produce, analizza e consuma informazioni senza pari nel mondo. Tuttavia, questo potrebbe diventare anche l’inizio di una nuova coscienza “umana”: la tecnologia nelle mani di tutti, a bassi prezzi, cambia le regole del gioco e modifica il terreno civile in militare, così come i cittadini in soldati. È il balzo in avanti della nuova guerra ibrida. La tecnologia a disposizione on line e anche l’intelligenza artificiale generativa rendono ‘potente’ il civile più furbo in grado di porre domande intelligenti al sistema. Chi ci dice che questa strategia tristemente vincente non sia il frutto di sapienti “prompt” su l’onniscente ChatGPT?
C’è da considerare che moto, deltaplani, pick-up sono oggetti di vita quotidiana non intercettabili dalla tecnologia dei sistemi di controllo esterni. Finora. Magari questa è l’occasione buona perché il mondo capisca che la tecnologia in mano a tutti rompe i confini tra civile e militare in modo definitivo. Gli israeliani, che da sempre vedono dipendere il proprio futuro dalla necessità di conoscere i loro nemici, prevederne le mosse e far fallire i loro piani, dovevano essere i primi a capirlo, ma la tracotanza a volte fa brutti scherzi. E, per il futuro, c’è da augurarsi che, di fronte al rischio di escalation di conflitti nel mondo, non venga dimenticato il vecchio detto ebraico che recita “una pace cattiva è meglio di una guerra”.
Luigi Bisignani per Il Tempo 15 ottobre 2023