Hanno alzato bandiera bianca. Non metteranno in atto più proteste clamorose, come incollarsi le mani all’asfalto, bloccare il traffico o deturpare opere d’arte. Ultima Generazione in Austria è il primo mattone di un muro giovanile sul “global warming” che si crepa di fronte alla realtà: quella di un mondo che per tirare avanti, per dare a tutti un minimo di benessere, ha bisogno di concretezza (fonti energetiche) e non di ideologie (“Just stop oil”). Fatto sta che ieri il Corriere della Sera ha intervistato Marina Hagen-Canaval, classe 1996, volto e portavoce del movimento Letzte Generation ed ha restituito l’immagine di un movimento elitario, ricco, che può permettersi di combattere per il green perché non sentirà mai gli effetti economici della transizione verde. Tanto ci sono mamma e papà a garantire la stabilità.
Lo si capisce dall’irritazione di Marina Hagen-Canaval contro i poveri cristi che “guardano al loro giardinetto e al loro lavoretto al quale vanno con la loro macchinetta, e mai oltre”. Quell’oltre sarebbe il “cambiamento climatico”, di cui gli attivisti green sono convinti che l’uomo sia l’unico responsabile. Citano “la scienza, la scienza”, ovviamente mai La Grande Bugia Verde, senza tenere conto che nessun rispetto dell’ambiente può esserci senza rispetto per i cittadini che lo vivono e per le loro esigenze. Anche le più minute.
È questo forse il motivo per cui Ultima Generazione è stata “mal tollerata” dai cittadini e mai davvero amata, se nessuno li ha elevati al ruolo di eroi nonostante abbiano “messo a rischio la vita, la fedina penale, la salute per far capire che stiamo morendo di caldo, che il meteo pazzo di cui tutti soffriamo peggiorerà, che abbiamo tutto da perdere”. Non perché “la società è pigra o ignorante”, come sostiene Marina. Ma perché non tutti possono permettersi il lusso di acquistare un’auto nuova, di pagarla il triplo di un mezzo usato a benzina, di rifare il cappotto termico, di sostituire la caldaia con la pompa di calore nella speranza che tra cinque anni non ci dicano che pure quella inquina troppo. Chi tifa green, può permetterselo. Ed è la stessa Marina ad ammettere che a chiedere auto elettriche per tutti è una ridotta “élite” di invasati: “Bianchi, ricchi con genitori ricchi, pochi tra noi hanno il problema di fare la spesa e se in casa mia si rompe la lavatrice posso serenamente aggiustarla”.
Ci vorrebbe un minimo di autocritica. Una pratica che la leader di Letzte Generation prova a mettere in atto, senza grande successo. Prima ammette che il movimento ha commesso l’errore di attuare “una comunicazione troppo algida, anticapitalista, astratta, che ci ha fatto percepire come elitari, staccati dalla realtà”. Poi se la prende coi poveracci che sono costretti ad andare al lavoro “con la loro macchinetta”, che restano “nella loro comfort-zone” sebbene rischino di morire “proprio come i poveri, le minoranze, il Sud globale dove il caldo uccide già”. Ma come puoi comprendere certi bisogni se tu stessa ammetti di far parte di quell’élite privilegiata che può permettersi di giocare al rivoluzionario con un master in ambito informatico, la possibilità di “prendere ferie per protestare” e la tranquillità di restare disoccupata perché “c’è più bisogno di me nella protesta”?
Ecco. Dovete sapere che Marina può concedersi il lusso di non lavorare. Tanto, aveva ammesso in un’intervista, sa che i genitori le hanno sempre garantito “tutte le opportunità di crescere. “Sapevo in ogni momento che c’erano risorse finanziarie sufficienti indipendentemente dalla strada che avrei intrapreso”. Troppo facile, così.