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L’Australia caccia Djokovic? E noi stiamo con lui - Seconda parte

Il numero 1 del tennis mondiale nella bufera. E l’Australia minaccia di rispedirlo a casa

Bastardo di un Djokovic, carogna di un serbo: vedrete che presto partirà il razzismo di risacca, sempre da sinistra, legato alle sue origini: questi, quanto a odio, non sono secondi a nessuno, non si fanno mancare niente, non hanno ritegno, sono gli stessi che vogliono vedere chi non si vota al Totem ridotti in poltiglia verde, a morire come mosche mentre loro si ubriacano. Non gli importa niente della salute pubblica, anzi la detestano perché, da bravi trinariciuti, disprezzano il popolo, che considerano carne da vaccino, gregge da condurre e da recintare. Sono paranoici, qualsiasi digressione dall’ortodossia li manda ai pazzi. Hanno edificato una democrazia negativa, quindi un regime, adesso proiettato in dittatura, sul pretesto pandemico, hanno rosicchiato via via diritti e garanzie, hanno fatto carta igienica della Costituzione e sognano il riscatto dopo i muri di illusioni crollate, immaginano l’Italia cinese, sotto il regime a vita. Come sembra preconizzare il ritorno dei mandarini, i D’Alema, i Bersani, fiduciari di Pechino.

Anche un solo irregolare va annientato, solo che il trattamento per il poveraccio qualsiasi qui non attacca e questo li fa sbroccare. Non c’è uno, nella galassia piddina che ormai risucchia grillini, sinistri italiani, liberi e uguali (sic!) e ormai anche i cascami dei liberali al night di Forza Italia, non ce n’è uno che non sibili con gli occhi da cobra: “Noi del PD siamo fortemente per ogni restrizione”. Sì, l’avevamo capito, voi non cambiate mai, non potete cambiare. Ma a cambiare sono gli italiani normali, che non ne possono più di voi, più che di mascherine en plein air e di lasciapassare esoterici.

Max Del Papa, 5 gennaio 2022

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