Doveva essere il Paese europeo con le norme anti Covid più feroci, invece l’Austria si sta “ammorbidendo”. A differenza dell’Italia, dove ancora non v’è traccia della famosa “road map delle riaperture” promessa da Mario Draghi – e ritardata perché c’è la guerra – e dove ancora siamo costretti a esibire green pass e super green pass per guadagnarci il diritto di avere una vita.
Ieri, Vienna ha sospeso la legge sulla vaccinazione obbligatoria. Il motivo? Semplice e razionale: la diminuzione dei contagi e l’andamento favorevole dalla pandemia, con una stabilizzazione delle nuove infezioni. Insomma: l’emergenza è finita, dunque è inutile tenere in piedi una norma invasiva e giustificata in virtù dell’emergenza sanitaria stessa. Con la sospensione della norma, non potranno scattare le sanzioni nei confronti dei cittadini “ribelli”, che sarebbero state comminate, tramite controlli a campione, a partire dal prossimo 15 marzo. Proprio alla luce del riassorbimento dell’ondata di coronavirus, il governo aveva radunato una commissione di esperti – scienziati e giuristi – incaricati di valutare se l’obbligo vaccinale fosse ancora un provvedimento necessario e proporzionato rispetto all’andamento dell’epidemia. Ieri, i “saggi” hanno risposto negativamente e l’esecutivo austriaco ne ha preso atto, come ha confermato il ministro per gli Affari costituzionali, Karoline Edtstadler.
In Italia, invece, tutto si muove con molta più lentezza. Tira e molla su come e dove continuare ad applicare il certificato verde, con la cellula rigorista, rappresentata da Roberto Speranza e dal suo consigliere Walter Ricciardi, che preme per una sorta di “eternalizzazione” del passaporto Covid. Oggi, il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ha ventilato l’ipotesi di anticipare la fine dell’obbligo vaccinale per gli over 50, attualmente prevista per il 15 giugno. “Una data precisa ancora non c’è”, ha però ammesso, anticipando vagamente che “nei prossimi giorni verrà stabilito un cronoprogramma e dal primo aprile inizierà una fase di graduale allentamento”.
Quanto graduale? Non si sa. Toglieranno il green pass nei locali all’aperto, ma lo manterranno nelle forme più odiose (ad esempio, per andare a lavorare, anche se un’eliminazione dell’obbligo di inoculazione renderebbe necessaria anche agli ultracinquantenni la sola versione base del documento, cioè quella che si ottiene con il tampone). La strategia, pertanto, rimane quella di sempre: varare le regole più assurde del pianeta, poi allentarle un pochino e far apparire la concessione come un generoso regalo in vista del traguardo finale della liberazione. Che sembra non arrivare mai.