Joseph Fouché, ministro della Polizia di Napoleone, di fronte alla fucilazione, decisa dal suo capo, del Duca di Enghien, l’erede al trono dei Borboni, disse “è più di un crimine, è un errore”.
Fontana non è Napoleone e non ha ordinato di fucilare nessuno, ma la decisione del coprifuoco è uno dei più nefasti errori politici degli ultimi tempi. Poche ore dopo un Dpcm equilibrato, in cui era passata la linea di Conte, di convivere con il virus e di tutelare l’economia, una impostazione che il centrodestra aveva sempre appoggiata, la principale regione del paese si allea oggettivamente con Speranza e con Leu e con la linea ultra lockdowinsta e collettivista.
La Regione fa da apripista così a misure di altre regioni, legittimando la via regionalista al lockdown, che non è che faccia meno disastri di quella nazionale. La trovata lombarda colpisce poi al cuore la costituente elettorale della Lega, getta nella confusione un elettorato e una schiera di simpatizzanti che ricordavano un Salvini invocante il torniamo liberi durante la stretta di aprile. Infine, spacca in due la Lega, tra lockdowinisti e razioncinanti, delegittimando lo stesso Salvini che, scrivono i giornali, sarebbe rimasto spiazzato dalla misura di cui nulla sapeva.
Mentre giganteggia Zaia che, al di là delle parole infuocate, non chiude niente e non invoca coprifuochi. Tutto questo disastro poi per un pugno di lenticchie: il coprifuoco non serve a frenare l’estensione dei contagi, è solo una misura simbolica per terrorizzare la popolazione. Una decisione politicamente senza senso, se non eventualmente quello di lanciare un segnale al Pd in direzione di un governo di salute pubblica, con Conte eliminato. Ma per arrivare a questo obiettivo, a mio avviso comunque del tutto sbagliato, non si sarebbe dovuto spaccare il partito.