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L’autorevolezza persa dei giornali anglosassoni

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Un tempo i giornali anglosassoni, quando venivano citati da noi poveracci meridionali, erano sempre etichettati come «autorevoli». Certo c’erano e ci sono i tabloid, i giornali popolari, che vendono ancora una caterva di copie, che ieri come oggi, piazzavano belle fanciulle in prima pagina e notizie su sconvolgenti cure, che in realtà nessuno ha mai testato.

Il Daily Mail, quasi fosse un Giornaletto italiano, si era permesso la settimana scorsa di aprire sul rischio immigrazione nel Regno Unito: ne abbiamo 3,8 milioni in casa e 600 si possono ricongiungere. Il problema è che parlava di immigrati dotati di passaporto europeo. Insomma la moneta cosiddetta cattiva dei giornali popolari, non cacciava quella buona dei fogli autorevoli.

L’Economist ne ere il principe. L’Italia ha un piccolo conto in sospeso con il giornale britannico, la cui proprietà, per la verità, è anche un po’ italiana. Insomma non ci hanno mai granché sopportato. Non amavano il pentapartito, che era considerato un pasticcio, hanno detestato Silvio Berlusconi e nel suo caso sono arrivati a raccattare la monnezza davvero poco autorevole, su donne e mafia. Non sopportano gli attuali sovranisti, a cui hanno recentemente dedicato una copertina con un esplosivo gelato tricolore con micce annesse.

Se fosse per loro l’Italia dovrebbe scomparire. D’altronde anche l’Europa.

E a proposito della loro uscita, della Brexit, questa settimana hanno dedicato una copertina, così fatta. Su un sfondo blu, un rotolo di carta igienica. Sì avete capito bene, toilet paper, come dicono loro. Con su scritto Brexit. E il titolo? Softer is better (Soffice è meglio). Il fondo dell’autorevolissimo settimanale inglese ci spiega poi i motivi per i quali, secondo loro, un’uscita delicata dalla Ue sia preferibile.

Un claim e un’illustrazione che un tempo si sarebbe detta da caserma. Per carità, noi forse abbiamo fatto di peggio. Siamo pur sempre figli della comicità e della pernacchia di Totó, ma loro non si possono certo più vantare di essere gli eredi di Woodehouse.

Nicola Porro, Il Giornale 30 giugno 2018