Alle 22,33 di sabato 25 agosto ho postato questo tweet: “Spiazzato dall’alleanza Governo-Vaticano-Irlanda-Albania vado a dormire conscio della mia pochezza come analista”. Poco prima Matteo Salvini era stato raggiunto da un avviso di garanzia per tre imputazioni, due gravissime, da parte del Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, una notizia attesa, quasi sollecitata. Assolutamente imprevista, non tanto la risoluzione del problema della Diciotti, quanto il modo con cui era avvenuta, grazie cioè a una joint venture politica last minute con Vaticano, Irlanda, Albania. Stavo guardando “InOnda” (La 7) quando i due conduttori e il direttore Maurizio Molinari (ospite) lessero, in diretta, sui loro cellulari che il Vaticano aveva deciso di farsi carico, insieme ad Albania e Irlanda di tutti i migranti della Diciotti. L’atmosfera in studio si fece improvvisamente strana, i tre erano fra lo stordito e lo stranito (da casa, io con loro), si stavano chiedendo, mentalmente, perché Papa Bergoglio avesse offerto una scialuppa di salvataggio al governo Conte, ormai in un cul de sac. E io con loro.
Una notizia che poteva dare ossigeno vitale all’establishment (avviso di garanzia pesante verso il nemico mortale Salvini), viene subito oscurata, peggio, spenta, da una notizia, questa sì incredibile: la mano tesa di Papa Bergoglio al giovane cattolico-birbante Matteo. In pochi minuti lo schema “buoni-cattivi”, “sistema-antisistema” viene stravolto. Tutti noi dei media spiazzati dal Papa venuto dall’altro mondo. Il vaso di Pandora della politica giallo verde era stato scoperchiato?
In realtà, il primo tempo del dopo 4 marzo 2018 era già iniziato il 14 agosto, data chiave del nuovo corso.
1. Un pezzo dell’establishment italiano, il più vecchio, era caduto, a sua insaputa, insieme al ponte Morandi. Così il tentativo delle élite di trasformare una tragedia in un minestrone comunicazionale ove le responsabilità del gestore venissero coperte. Pure l’Espresso ci era arrivato: “Il Morandi non poteva cadere con veicoli che vi transitavano sopra, a pedaggio pagato”. Questo evento condizionerà i rapporti politici italiani per chissà quanto tempo.
2. La mossa di Papa Bergoglio di prendere tutti i migranti della Diciotti, sarà stata tattica o strategica? Bergoglio avrà forse capito come il modello politico-economico-culturale che chiamo Ceo capitalism (mettere al centro del mondo il consumatore e non l’uomo, l’opposto della dottrina della Chiesa) abbia imboccato un suo declino, per cui era forse meglio scendere prima del disastro?
3. Il governo Conte avrà forse valutato che “questa” Europa è immodificabile? E che sia sbagliato combatterla oggi? Meglio scommettere sulle elezioni del 2019 che stabiliranno chi deve governare, come, con chi, per il prossimo lustro?
La Stampa del 26 agosto ci riporta in terra con un pezzo impeccabile di Marco Bresolin: Bruxelles ha scelto la linea dura, la Commissione considera “persa” l’Italia, ha capito che il governo Conte non è più disponibile al vecchio giochino di scambiare “flessibilità con accoglienza”. E neppure a credere alla politica della ripartizione fra i 27 paesi essendo, a norma della Convenzione di Ginevra, limitata ai soli “rifugiati” (quattro gatti, appena il 7% del totale), comunque anche questi piccoli numeri vengono disattesi. Bresolin tocca un nervo scoperto, in realtà tutti fingiamo di non vedere come nessuno dei 27 voglia i migranti: fanno perdere occupazione indigena e voti. La “solidarietà europea” si è rivelata una bufala, il governo Conte ha deciso di bloccare gli ingressi e gestirsi da solo quelli che già ci sono: non una furbata tattica ma una strategia obbligata.
Il governo Conte deve però capire che il “Mercato” è il suo vero interlocutore, con lui non si scherza, è un soggetto serio, valuta i debiti pubblici solo sui “numeri”, le chiacchiere non gli interessano. Quindi per il 2018-19 nessuna legge tipo “Reddito di cittadinanza, Flat Tax, Legge Monti-Fornero” e il trend del debito deve invertirsi. Allora si punti tutto su un grande piano infrastrutturale, si rifugga dalle seghe mentali del vecchio establishment a fine corsa.
Due giovani politici e un professore silenzioso si trovano in mezzo al guado, intorno a loro ponti fisici, culturali, politici stanno cadendo come birilli. Vediamo come se la caveranno. L’autunno sarà la loro stagione?
Riccardo Ruggeri, 27 agosto 2018