“Lavoro meno, stesso stipendio”. Lo spot sinistro che puzza tanto di comunismo

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schlein conte

Alcuni giorni fa mi sono imbattuto in un volantino di un circolo Arci di Firenze in cui alcuni alti papaveri del cosiddetto campo largo, sindaca compresa, avrebbero illustrato una surreale proposta di legge unitaria l’11 novembre scorso. “Lavorare meno, guadagnare uguale: vivere meglio”, questo il titolo assolutamente esemplificativo di questo ennesimo tentativo, dopo l’idiozia del reddito di cittadinanza, di avvicinare il Paese al proverbiale paradigma della famosa “arte di Michelasso”, ossia l’impegnativa esistenza basata sul mangiare, bere e andare a spasso.

D’altronde, con una Cgil che per bocca del suo lìder maximo paventa rivolte sociali se il governo non si piega all’idea di mandare in default il Paese pur di esaudire la sua infinita lista di misure desiderabili, non possiamo certa scandalizzarci se la parte politica di riferimento cerca di non farsi troppo scavalcare, portando avanti proposte un tantino più moderate, ma altrettanto irrealizzabili. Quanto poi al merito della stessa proposta di legge – che il Partito democratico, il Movimento 5 Stelle e Alleanza verdi sinistra hanno presentato alla Camera all’inizio di ottobre – occorre ricordare che in effetti un simile tentativo, almeno per quanto riguarda una certa parità tra le retribuzioni, fu perseguito per una settantina di anni in quello che i nostri collettivisti dell’epoca definivano come il paradiso comunista. Ebbene, probabilmente sarà pure accaduto che in quelle lande disgraziate la maggioranza dei loro lavoratori percepisse uno stipendio “uguale”, tuttavia non ci risulta che si vivesse meglio, visto che molte persone erano disposte a rischiare la vita pur di trovare rifugio in Occidente, l’odiato regno del capitalismo e delle diseguaglianze.

Ora, se l’attuale opposizione guidata da una ricca barricadera pensa di raggiungere la stanza dei bottoni con simili proposte, dopo il catastrofico fallimento dimostrato dalla filosofia che le anima, ebbene credo che Giorgia Meloni possa dormire sonni tranquilli molto a lungo, almeno da questo versante.

Nel frattempo il Pd, per bocca di Roberto Gualtieri, il sempre più acclamato sindaco di Roma, ha avuto una idea geniale con la quale prendere due piccioni con una fava, migliorando la vita dei poveri dipendenti pubblici e, nel contempo, snellendo il traffico della sempre troppo congestionata Capitale. Come riporta un titolo esemplificativo de la Repubblica, “Gualtieri manda in smart working 40mila dipendenti pubblici: ‘Va ridotto il traffico’”. Nel pezzo si precisa che “il Commissario straordinario per il Giubileo, Roberto Gualtieri, ha mandato una lettera alle Amministrazioni centrali e agli Enti Pubblici con sede a Roma (come ad esempio Inps, Inail, Agenzia delle entrate) invitandole a potenziare il lavoro da casa per i dipendenti.”

D’altro canto, parafrasando in parte una storica frase di Neil Armstrong, il primo uomo a calpestare il suolo lunare, l’iniziativa di Gualtieri potrebbe rappresentare un piccolo passo verso un grande balzo per l’umanità: ottenere un reddito universale per tutti, restando comodamente a casa.

Claudio Romiti, 14 novembre 2024

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