La guerra dell'informazione

Lavrov, la sinistra s’indigna: vietato intervistare il ministro russo

Rete 4 nel mirino di Pd e Italia Viva dopo l’intervista al ministro degli Esteri di Mosca

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Libertà di stampa, quella sconosciuta. L’Italia è solita grondare inchiostro sulla necessità di difendere giornalisti e giornali visto che “la libera stampa è un cardine della democrazia”. Ricordate il caso Report? Ecco, abbiamo detto tutto. Questi sacri principi però vengono sospesi quando intervistato e intervistatore non stanno simpatici ai depositari del bene e del male in questo malcapitato Paese.

Succede che ieri Rete 4 ha intervistato, prima tra tutti, il ministro degli Esteri della Federazione Russa, Sergej Lavrov. Una testimonianza rilevante, giornalisticamente parlando, visto che Mosca è in guerra con l’Ucraina e al giorno d’oggi non si parla d’altro. Ovviamente la Russia è l’aggressore e Kiev l’aggredito, nessuno ha dubbi con chi parteggiare, però il ministro di un governo in guerra avrà il diritto di parlare, no? E ancora: la libera stampa avrà il diritto, o meglio il dovere, di porre delle domande a chi di fatto è il numero 2 di Vladimir Putin?

In teoria sì. Solo che dopo aver visto l’intervista andata in onda a Zona Bianca, il Pd è salito sulle barricate. Ha parlato di “informazione televisiva distorta”, di “cassa di risonanza alla propaganda russa”, non di una intervista ma “di un regalo”. Per carità, Lavrov non è stato certo conciliante: ha accusato l’Italia di essere “in prima linea” nelle “sanzioni anti-russe”, ha criticato le uscite dei politici italiani “oltre le buone norme diplomatiche” (vedi le dichiarazioni di Di Maio) e paragonato Zelensky a Hitler (entrambi, ha detto, sono di origini ebree). Posizioni discutibili? Certo. Alcune condannabili? Eccome. Ma resta il fatto che si tratta del ministro degli Esteri del Paese oggi sulla bocca di tutti. Andava intervistato, eccome se andava intervistato.

Per Italia Viva, invece, “quanto andato in onda ieri sera su Rete4 è uno spettacolo offensivo per una democrazia come la nostra”. La rete avrebbe “fatto da cassa di risonanza alla propaganda russa, lasciando che Lavrov parlasse indisturbato, negando i crimini che sta compiendo senza vi fosse alcun contraddittorio”. Con la scusa della guerra alla disinformazione, Iv avrebbe voluto censurare il ministro russo. Per Ivan Scalfarotto “conduttori e giornalisti possono e devono prendere posizione”, ovviamente quella che interessa a loro. Pure l’Ue ha invitato i media occidentali a evitare di diffondere la “propaganda di Mosca”, e chissà cosa ne pensa della fake news sul “Fantasma di Kiev” propinata in Europa. “Un conto è criticare, duramente e giustamente, le dichiarazioni di un ministro straniero come Lavrov – dice dal canto suo Matteo Salvini – Altro conto è invece attaccare una grande e libera televisione nazionale, e con lei migliaia di giornalisti e professionisti. La censura non ci piace e va combattuta all’estero, men che meno è auspicabile e augurabile in Italia”.

L’apice infatti lo tocca a Enrico Letta che punta il dito contro il “Buon lavoro, ministro Lavrov” con cui si è chiusa l’ospitata: il conduttore avrebbe forse dovuto mandarlo a quel paese? “Ma quel che è più grave – scrive su Twitter il segretario del Pd – è che la vicenda dello spot da propaganda di guerra anti-ucraina stia passando, con solo pochi scossoni. Siamo così pochi a pensare che non sia possibile, né accettabile? E che sia un’onta per l’Italia intera?”.

La prossima volta, per intervistare un ministro, citofonare al Nazareno. E chiedere il permesso.

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