L’ayatollah è “nu guappo ‘e cartone”

Pur di non dare prova agli iraniani della propria debolezza, Khamenei abbaia contro Israele. Ma non morde

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Ayatullah komenei discorso

Se fosse il protagonista di un film di Giuseppe Tornatore, Ben Gazzara non esiterebbe un attimo a definirlo “nu guappo e cartone“, ovvero un soggetto apparentemente sprezzante e minaccioso che a parole si atteggia a bullo, ma nei fatti se la fa sotto dalla paura.

Quest’espressione tipicamente napoletana, resa celebre al grande pubblico dal film ‘Il Camorrista’, pare infatti sposarsi alla perfezione con il personaggio di Ali Khamenei, la Guida Suprema della Repubblica Islamica dell’Iran, il quale, ormai consapevole di essere giunto al capolinea, ha scelto di esorcizzare la paura annunciando ad ogni occasione utile la distruzione dello Stato Israele. L’ultima in ordine temporale è stata la commemorazione di Hassan Nasrallah. Davanti a una folla di fedeli riunita nella moschea Imam Khomeini Grand Mosalla per il sermone della preghiera del venerdì, l’ayatollah, accompagnato dal suo fucile d’ordinanza, ha prima officiato la cerimonia funebre in onore del defunto leader di Hezbollah, e poi minacciato per l’ennesima volta il “vampiro” Israele.

I Paesi islamici hanno un nemico comune. Il nemico dell’Iran è il nemico dell’Iraq, lo stesso nemico del Libano, dei palestinesi, degli egiziani, del popolo yemenita e siriano. Il nemico di noi tutti noi è lo stesso”, ha tuonato la Guida Suprema dell’Iran riferendosi a Israele. Lo stesso Khamenei, ha poi rivendicato l’eccidio compiuto da Hamas lo scorso 7 ottobre defininendolo sprezzantemente “un atto legittimo”. Legittimo, sì. Proprio come il massiccio attacco missilistico sferrato nelle scorse ore contro Israele: “L’attacco missilistico dell’Iran su Israele è legittimo e rispetta il diritto, è la risposta ai crimini del regime israeliano”, ha esclamato fiero l’ayatollah, per poi concludere il suo sermone con un avvertimento finale: “Se necessario, colpiremo di nuovo Israele con forza e fermezza”.

Insomma, pur di non dare prova agli iraniani della propria debolezza, l’ayatollah Khamenei, ormai orfano della cintura protettiva di Hamas e Hezbollah e del tutto incapace di tenere militarmente testa a Israele, gonfia i muscoli e lancia simbolicamente il guanto di sfida all’indirizzo del suo più acerrimo nemico, nel disperato tentativo di allontanare gli spettri di un epilogo che appare già scritto.

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