Politiche green

L’azienda di scarpe licenzia “per puntare al green”. Landini che dice?

A Vigevano finisce l’era delle scarpe: Moreschi chiude il sito produttivo in città. La Cgil promette battaglia, ma il segreatrio è tra i tifosi dell’ecosostenibile

moreschi scarpe Maurizio Landini © AGCreativeLab e Bhutinat65 tramite Canva.com

Le politiche green promosse dalla Commissione europea si confermano ancora una volta un autentico salasso per i cittadini dei paesi membri. Questa volta a farne le spese saranno i dipendenti della Moreschi, l’azienda di scarpe di lusso più famosa di Vigevano, che ha appena avviato la procedura di licenziamento per 59 dipendenti, esecutiva già dal prossimo mese di maggio. Il tutto in nome della sostenibilità ambientale, un pretesto valido per tutte le stagioni e per tutte le occasioni, che consentirà alla società detentrice del marchio, l’istituto finanziario elvetico Hurleys SA (subentrato nel luglio 2020 proprio alla famiglia Moreschi), di delocalizzare la produzione altrove.

Il motivo? Ufficialmente la riconversione in chiave green dei processi produttivi, a quanto pare, impossibile da attuare nel sito produttivo di Vigevano, almeno nelle intenzioni della proprietà. Una versione, come riporta il Corriere della Sera, che tuttavia non sembra convincere i sindacati, secondo cui la presunta svolta ecosostenibile imboccata dal gruppo elvetico sia in realtà soltanto una manovra idonea a svuotare l’azienda pur conservando la titolarità del marchio. “La nostra volontà – dicono i portavoce di Hurleys al Corriere – è puntare su una produzione green impossibile da attuare nello stabilimento di Vigevano. La produzione rimarrà tutta in Italia, sparsa in altre regioni.A Vigevano invece manterremo il ‘cuore’ e la ‘testa’, ossia la progettazione e la realizzazione di prototipi, il controllo qualità e lo spaccio aziendale. Non è consolante per chi viene licenziato, né lo è per noi farlo, ma l’azienda ha davanti a sé una fase di sviluppo che porterà a nuove assunzioni. Nel mondo vantiamo 25 negozi monomarca, puntiamo ad averne il doppio. Scelta strategica, non economica”.

La Cgil, per bocca della segretaria provinciale pavese, Giovanna Currò, promette battaglia. Almeno a parole. Perché, nei fatti, le posizioni del sindacato rosso e del suo segretario generale, Maurizio Landini, risultano completamente appiattite su quelle della Commissione e ossequiose dei rigidi diktat ecologisti imposti da Bruxelles. Diceva il segretario Cgil: “La nostra priorità sono la lotta al cambiamento climatico, una giusta transizione ecologica e sostenibile, il superamento dell’uso delle fonti fossili”. Come si possa conciliare l’attività sindacale con politiche ambientali in palese contrasto con gli interessi dei lavoratori resta infatti un mistero.

Sta di fatto che la svolta green convintamente promossa dai vertici Ue, e servilmente avallata da politica (almeno da una parte) e sindacati, continua a mietere vittime all’interno di quella stessa classe operaia tanto cara (sempre a parole) alla sinistra. E quel che è peggio è che siamo soltanto all’inizio. Perché c’è da scommettere che, in assenza di una seria riflessione che possa condurre ad una radicale revisione dell’agenda green tracciata da Bruxelles, i 59 lavoratori di Moreschi saranno presto in buona compagnia.

Salvatore Di Bartolo, 12 marzo 2024

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