9. La storia del Mes è favolosa. Come ha calcolato ieri bene sul Corriere Giuditta Marvelli, gli interessi che pagheremmo su un prestito da 10 miliardi emettendo titoli di Stato è di 122 milioni l’anno. Gli stessi 10 miliardi presi dal Mes ci costano 13 milioni. È ovvio che i Paesi virtuosi non sfrutteranno il Mes: per loro emettere titoli pubblici, a differenza nostra, ha costo zero. Persino Spagna e Grecia hanno tassi più bassi dei nostri. Ebbene si obietta che potremmo mettere la testa nelle fauci del leone ad accettare quel prestito. Può essere. Ma avere il debito pubblico al 170 per cento (come minimo nel 2021), accettare i 170 miliardi del recovery fund, e altre bazzecole del genere, non ci mette comunque in una situazione di debolezza in Europa? Il buon senso dice che siamo già a rischio. E la follia vuole che si rinunci a un prestito (agevolmente restituibile) che ci permetterebbe su dieci anni un risparmio tra i tre e i quattro miliardi di euro.
10. L’ultima questione di buon senso riguarda gli uomini a cui è stata affidata la soluzione dell’emergenza. All’Inps, l’agenzia che appunto dovrebbe erogare l’assistenza a 16 milioni di italiani, è stato piazzato il grillino Pasquale Tridico, che un giorno sì e l’altro pure dice che ha riempito di soldi gli italiani e che tutto funziona a dovere. Ai vertici dell’agenzia che si occupa delle politiche attive del lavoro, cioè l’uomo che dovrebbe far funzionale i centri per l’impiego, hanno messo un professore del Mississippi, Mimmo Parisi, con il mal di schiena, e inventore degli inutili navigator. A capo delle emergenze sanitarie, Domenico Arcuri, abilissimo a mantenere il suo stipendio, dice la Corte dei conti, sopra ai limiti di legge, molto meno a far funzionare le gare. Ecco i tre assi nella manica: Arcuri, Tridico e Parisi. Basterebbe solo un po’ di buon senso. Mica tanto.
Nicola Porro, Il Giornale 8 luglio 2020