Le 13 ragioni di Putin

Certo, l’autocrate è un invasore. Ma le cose sono un po’ più articolate di come vengono descritte

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«Putin ha invaso l’Ucraina, ergo Putin è un invasore». Le cose sono un po’ più articolate di così. Seguiamo un po’ di cronologia e fatevi l’idea che preferite.

1850. L’Europa è tutta un quarantotto. Il senatore degli Stati Uniti d’America John P. Hale interviene in Senato affermando la superiorità assoluta di quello che era, a suo dire, «il Paese più saggio, più grande, più magnanimo che sia mai esistito e che mai esisterà», e teorizza che gli Usa avrebbero avuto il diritto di interferire negli affari delle altre nazioni, e auspica l’istituzione di «una Corte Suprema che faccia giustizia delle nazioni della Terra colpevoli di atti atroci di despotismo». Il concetto è rimasto sempre vivo: per gli americani, quello loro è il Paese baciato da Dio.

1962. Fidel Castro e Nikita Kruscev hanno la pensata di allocare missili sovietici a Cuba. La pensata era legittima in punto di diritto, pur tuttavia John Kennedy alle navi sovietiche che trasportavano i pezzi dei missili da assemblare a Cuba, intimò di girare i tacchi o sarebbe stata la guerra. Forse la terza mondiale. Le navi sovietiche fecero dietro-front. In cambio, Kennedy tolse i suoi missili dalla Turchia. Vinse il compromesso.

Febbraio 1990. Caduto il muro di Berlino, il segretario di Stato americano James Baker sta negoziando con Michail Gorbaciov il ritiro dei 300mila soldati sovietici dalla Germania dell’Est e la riunificazione di questa con quella dell’Ovest. Il negoziato sembra non aver conclusione perché Gorbaciov, da parte sua, si oppone all’ingresso della Germania nella Nato, finché Baker gli propone: «Se smobiliti le truppe e accetti la Germania nella Nato, questa s’impegna a non espandersi di un pollice nell’Est». Di questo colloquio v’è la certezza: il 12 dicembre 2017 saranno rese pubbliche le conversazioni tra Baker e Gorbaciov, fino ad allora coperte dal segreto di Stato e custodite negli archivi della George Washington University.

1991. I presidenti della Russia, Boris Yeltsin, della Bielorussia e dell’Ucraina decidono di sciogliere l’Urss, e si sbarazzarono di Michail Gorbaciov, che era presidente della Urss. Come prima cosa Yeltsin va negli Stati Uniti a offrire amicizia o, comunque, cooperazione. Gli Usa non colgono la mano tesa.

8 marzo 1992. Il “New York Times” (Nyt) pubblica il documento (che voleva invece essere segreto) del sottosegretario americano alla Difesa, Paul Wolfowitz, che teorizza il ruolo che avrebbero dovuto avere gli Usa dopo lo scioglimento dell’Urss: il ruolo teorizzato è quello di unica potenza mondiale. Unica. Gli Usa non avrebbero mai più dovuto permettere a nessuno di sfidarne la supremazia assoluta su tutto il mondo e, soprattutto, sulla Russia che, si dichiara senza mezzi termini, deve essere considerata un Paese di serie B.

1996. Il presidente democratico Bill Clinton tradisce la promessa americana del febbraio 1990: Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria entrano nella Nato. Di fatto, Clinton trascina il mondo in una nuova Guerra Fredda. «Un terribile errore» dirà, in un’intervista concessa al Nyt il 2 maggio 1998, George Kennan, uno dei più brillanti diplomatici americani, quello che nel dopoguerra segnò la politica estera americana conducendola sulla strada del «contenimento», strada che ha evitato la Guerra Calda tra Usa e Urss.

1999. Bombardamenti della Nato in Yugoslavia e in Serbia.

2000. Putin diventa Presidente della Russia. Manifesta il desiderio di entrare nella Nato. Istituita come organizzazione di mutuo soccorso contro il pericolo del comunismo sovietico, dissoltosi questo pericolo, la Nato era diventata una organizzazione di mutuo soccorso e basta. Contro altri pericoli (per esempio il terrorismo) e, argomentava Putin, la Russia avrebbe potuto ben farvi parte. Di nuovo, gli Usa non colgono la mano tesa.

11 settembre 2001: attentato alle Twin Towers.  La Russia offre, a parole e con fatti, aiuto agli Usa in Afghanistan. Fino al 2007 non vi sono atti della Russia che possono considerarsi ostili agli Usa.

10 febbraio 2007. A Monaco, al Convegno internazionale sulla Sicurezza, Putin pronuncia uno storico discorso. «È palese che l’espansione della Nato non ha nulla a che vedere con la sicurezza dell’Europa. Invece essa rappresenta una provocazione che riduce il livello della reciproca fiducia. Credo che abbiamo il diritto di chiedere contro chi questa espansione è diretta. Che fine hanno fatto le promesse che ci avete fatto?».

2014. Strage di Odessa. Nazionalisti ucraìni filogovernativi massacrano 38 separatisti filorussi che manifestavano pacificamente il loro desiderio di separarsi dal governo centrale ucraìno. In quello stesso anno prevalgono le forze separatiste di altre regioni ucraìne al confine con la Russia – Crimea, Doneck, Lugansk e Charkiv ­– ove si tengono regolari (seguiti da diversi osservatori internazionali) referendum. Nelle prime tre, l’80% della popolazione vota per l’indipendenza dal governo centrale ucraìno (a Charkiv pure, ma non si raggiunge il quorum). Alla faccia del principio dell’autodeterminazione dei popoli (sancito anche dalla Carta dell’Onu) il referendum non viene internazionalmente riconosciuto. I separatisti filorussi godono della protezione della Russia. Per ritorsione, questa viene fatta oggetto di sanzioni dal mondo occidentale, il quale, di fatto, è in guerra contro la Russia da 8 anni.

2017. Putin rivolgendosi alle nazioni occidentali: «Noi russi abbiamo commesso l’errore di fidarci di voi e voi avete commesso quello di approfittarvene».

2022. Come quella del 1962 di allocare missili sovietici a Cuba, anche quella di far entrare l’Ucraina nella Nato è una pensata legittima in punto di diritto. Nel 1962 la cosa si risolse con un compromesso che evitò la guerra. La politica, si dice, è l’arte del compromesso. Ma i politici d’oggi, nell’Occidente, non sembrano essere neanche artigiani. Figurarsi artisti. E Putin? La Russia sta subendo da 8 anni sanzioni che i russi medesimi vivono come ingiuste. Hanno la colpa di fare la guerra, ma gli Usa hanno la colpa di averceli spinti, e la Ue ha la colpa di non aver favorito la pace. Per esempio, accettando che l’Ucraina stesse fuori dalla Nato e riconoscendo alle regioni separatiste il diritto di potersi separare. Magari negoziando con Putin si rifacciano i referendum. Insomma, si propongano soluzioni, anziché facendo la guerra col sangue degli altri.

Quanto a Zelensky, non sembra un genio: se fosse membro della Nato, l’Ucraina sarebbe la prima colpita in caso di conflitto con la Russia; se ne sta fuori, diventa intoccabile e potrebbe vivere felice.

Franco Battaglia, 3 marzo 2022

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