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Le 3 cose che non vi dicono sul processo a Salvini

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Il processo Salvini. Note a margine.

1. Solo in Italia si dà tanto spazio e rilevanza a una richiesta di condanna della pubblica accusa. Questo accade perché per i media il processo inizia con le indagini dei Pm e finisce con le richieste dei Pm. La sentenza è considerata secondaria, tranne nei rari casi in cui tradisce le aspettative della stampa. La magistratura è considerata un tutt’uno. Anche per questo è imprescindibile la separazione fra le carriere dei Pm e quelle dei giudici.

2. L’argomento della difesa è questo: Salvini ha applicato una decisione del governo e ha rispettato l’impegno preso con gli elettori. È l’argomento illiberale di chi antepone il “governo degli uomini” al “governo della legge”. Montesquieu sarà molto irritato.

3. Nella loro requisitoria i Pm negano che Salvini abbia agito a nome del governo e sostengono che lo ha fatto a fini elettorali. Si tratta di un processo alle intenzioni, non suffragato da alcuna presa di distanza sostanziale da parte di Conte, che si limitò a consigliare a Salvini un atteggiamento meno muscolare. La tesi dei Pm è stata poi resa più succulenta da frasi ad effetto come “fare politica sulla pelle di chi soffre”, frase accettabile solo in un sistema in cui la pubblica accusa si trovi sullo stesso piano degli avvocati difensori. Attendiamo quindi con fiducia (si fa per dire) la legge sulla separazione delle carriere.

Marco Taradash, 20 settembre 2024

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