L’integralismo ideologico dell’Unione europea rischia seriamente di mettere in ginocchio l’economia italiana. Le ultime scelte adottate in sede Ue, infatti, potrebbero comportare dei risvolti alquanto negativi per il nostro Paese. A cominciare dalla normativa approvata nelle scorse ore dal Parlamento europeo che stabilisce l’azzeramento delle emissioni di CO² attraverso lo stop alla vendita di auto con motori a benzina e diesel in Europa dal 2035. Un vero e proprio suicidio economico e sociale, che non tiene minimamente conto né dell’impreparazione sul piano tecnologico dei paesi Ue, né tantomeno del pericoloso rischio geopolitico di doversi sottomettere alla Cina per gli approvvigionamenti di litio e cobalto.
Senza contare, poi, le difficoltà legate allo smaltimento delle batterie, che potrebbero creare non pochi problemi a quell’ambiente tanto caro alle istituzioni europee. E da ultima, ma non certo per importanza, la questione legata al ricollocamento degli oltre 60 mila lavoratori del comparto automotive. Ma le follie dell’Unione non si limitano certo al settore automobilistico. La miopia politica dell’Ue potrebbe infatti avere delle conseguenze devastanti anche per l’agroalimentare e il turismo. La direttiva comunitaria sulle case green, che prevede l’ottimizzazione energetica degli edifici con l’ambizioso obiettivo di arrivare ad emissioni zero entro il 2050, ignora pericolosamente le peculiarità di ciascuno Stato membro. L’Italia, nella fattispecie, possiede molti immobili datati e di pregevole interesse storico-artistico che richiedono degli ingenti esborsi economici per l’efficientamento. Una decisione che potrebbe inoltre risultare particolarmente dannosa per i centri storici e per i piccoli borghi di interesse turistico, che rischiano di subire delle importanti deturpazioni per effetto degli interventi di riqualificazione.
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Per non farsi mancare proprio nulla, la Commissione europea ha altresì recentemente sdoganato l’immissione sul mercato di prodotti ricavati dagli insetti. Una scelta che va nella direzione opposta a quella che è la nostra idea di cibo, basata sulla valorizzazione delle produzioni agricole e zootecniche, che fanno del nostro Paese il leader mondiale indiscusso del turismo enogastronomico con un giro d’affari di circa 30 miliardi di euro nel 2022, nonchè l’agricoltura più green d’Europa con ben 86 mila aziende biologiche.
Insomma, un vero e proprio attacco all’economia del Belpaese, soprattutto se si pensa all’incidenza sul Pil nazionale dei settori in questione. Un assalto che la politica è chiamata tempestivamente a fronteggiare, se davvero si vuole scongiurare il rischio di distruggere il tessuto economico ed imprenditoriale del Paese.
Salvatore Di Bartolo, 18 febbraio 2023