Politica

Le 3 supercazzole di Schlein su Israele: poche idee e confuse

Il segretario dem dal conclave di Gubbio: “No all’invio di armi a Tel Aviv”. Ma prende un grosso bidone

schlein israele © natanaelginting tramite Canva.com

A volte c’è da chiedersi se il segretario del Pd, Elly Schlein, è proprio così o lo fa apposta. Rimane che fra una superazzola sprematurata e l’altra, scrivere di lei, e soprattutto di quello che dice, è in qualche modo come sparare sulla Croce Rossa.

È la prima volta che il sottoscritto scrive qualcosa sul segretario dem, ma visto che la Schlein, intervenendo al seminario Pd di Gubbio ha toccato l’argomento, è importante rispondere in qualche modo al pacifismo dei pacifisti a senso unico.

“Dobbiamo porci la questione di evitare di alimentare questi conflitti, di evitare l’invio di armi e l’esportazione di armi verso i conflitti, verso il conflitto in Medio Oriente, in particolare in questo caso ad Israele. Perché non si può rischiare che le armi vengano utilizzate per commettere quelli che si possano configurare come crimini di guerra”.

Stando a questa dichiarazione, l’accusa di crimini di guerra è implicita nella prima parte ed esplicita nella seconda e, nella fattispecie, secondo il segretario, i crimini di guerra sono solo ed esclusivamente israeliani. Hamas, secondo lei, anche se è un’organizzazione terroristica, rispetta tutte, ma proprio tutte, le convenzioni di Ginevra.

Proprio in base a questo profondo rispetto delle regole da parte di personaggi dalla morale ineccepibile come Ismail Haniyeh, Khaled Meshaal, Yahya Sinwar, Mohammed Deif, Abu Obaida, Marwan Issa e tutta la loro cerchia, l’Italia deve evitare l’invio di armi verso il Medio Oriente e in particolare verso Israele.

L’Iran e la Corea del Nord, invece, possono continuare a rifornire di armi Hamas a Gaza e in Cisgiordania, Hetzbollah in Libano, gli Huthi nello Yemen e tutte le formazioni della Jihad islamica, palestinese o no, in giro per il mondo perché questa brava gente non si macchierà mai di crimini di guerra.

Infatti, probabilmente, per la segretaria del Partito Democratico le migliaia di missili lanciati dalla Striscia di Gaza verso le città israeliane negli ultimi venti anni, i numerosi attentati terroristici, sempre contro civili e quasi mai contro i militari, e il massacro del 7 ottobre 2023, nei kibbutz e nelle città israeliane, sono stati solo dei semplici errori di percorso.

Tornano in mente, per una strana associazione di idee, quelli che negli anni di piombo giustificavano le Brigate Rosse dicendo che erano compagni che sbagliavano.

Ma non è tutto perché la Schlein, riferendosi alla risoluzione approvata ieri dal Parlamento europeo ha detto: “Peccato che i popolari abbiano rovinato quel testo con delle condizioni impossibili per il cessate il fuoco. Noi chiediamo il cessate il fuoco immediato. L’intervento delle destre lo ha molto indebolito”.

In tutta sostanza vuole che l’Unione Europea si adoperi in politica internazionale secondo il suo metro, altrimenti l’Europa sarà condannata all’irrilevanza sullo scacchiere internazionale. Come se al momento contasse qualcosa.

La Schlein vuole la fine dei bombardamenti perché pensa che questa sia la precondizione per ottenere la liberazione dei prigionieri da parte di Hamas e per avviare un percorso che porti a una soluzione due popoli e due stati. Nell’esprime questo pensiero ha fatto capire di avere, ma questo lo sapevamo già, poche idee e molto ben confuse.

Innanzitutto non chiede la liberazione dei sequestrati da Hamas a prescindere. Qualcuno dovrebbe spiegarle che quei civili sono stati deportati con la forza e contro la loro volontà, e che la loro libertà e la loro sicurezza deve essere chiesta a tutti i livelli senza se e, soprattutto, senza ma.

Non che una sua richiesta possa cambiare qualcosa, ma sarebbe comunque un gesto carino nei confronti di chi ha subito, nel 2023, una deportazione.

Quel qualcuno, che con molta calma dovrebbe incaricarsi anche dell’arduo compito di far capire a Elly Schlein, non possiamo sapere come ma lo deve fare, che è totalmente inutile avviare un percorso che porti a una soluzione due popoli e due stati perché dopo il 7 ottobre 2023 gli israeliani non voglio più avere gente come Hamas e Hetzbollah ai confini, e che gli stessi leader palestinesi, cancellando con un colpo di spugna tutti i trattati fino ad oggi firmati, da Oslo in poi, vogliono la Palestina, lo ha ribadito lo stesso Ismail Haniyeh un paio di giorni fa, dal fiume al mare dal Nord a Sud: “Tutta Palestina, niente Israele” e gli israeliani non sono proprio d’accordo.

Sulla questione dei due popoli e dei due stati non è d’accordo nessuno, né israeliani né palestinesi, e non sono d’accordo neanche se lo dice il presidente Usa Joe Biden, figuriamoci se le parole del segretario dem possono in qualche modo cambiare le carte in tavola come se fosse Antani per due con terapia tapioca.

Detto questo, e tornando alla questione armi da non mandare a Israele, da brava pacifista gessetti, girotondi e Imagine, Elly Schlein sicuramente non sa che armi italiane in Israele ne arrivano, ma che non sono rilevanti perché per la guerra in corso basta la produzione interna allo Stato Ebraico e le forniture che arrivano dagli Usa, anche se nelle ultime settimane l’amministrazione americana, sotto pressione delle Schlein statunitensi, quelle che si fanno chiamare The Squad, la squadra, il gruppo di parlamentari progressiste formato da Alexandria Ocasio-Cortez, Ilhan Omar, Rashida Tlaib e Ayanna Pressley, è diventata molto stitica.

Infatti, di conseguenza a questa stitichezza e in attesa del lassativo, il governo israeliano ha dato ordine alle aziende che producono materiale bellico di fermare le esportazioni, e destinare la totalità della produzione alla difesa. Ma questa è un’altra storia.

La Schlein inoltre non sa che armi israeliane arrivano in Italia, ma visto il blocco delle esportazioni belliche, anche quelle verso il Belpaese, Bibi Netanyahu, senza saperlo, ha già realizzato la metà dei suoi desideri e lo ha fatto senza il voto del Parlamento Europeo. Per il futuro, lo scambio di attrezzatura bellica fra Italia e Israele deve essere in un solo verso o bloccata del tutto? Già che ci siamo, perché non azzerare il passato?

La Schlein potrebbe chiedere indietro i cannoni della Oto Melara che armano le navi della marina israeliana, e anche gli Aermacchi M-346 che, in versione addestratore, l’Italia ha consegnato a Israele in cambio dei due aerei Awacs del tipo ‘Gulfstream 550′ con relativi centri di comando e controllo. Accordo di scambio italo-israeliano che prevede anche un preliminare per lo sviluppo di velivoli a pilotaggio remoto e dell’aereo multi-sensore e multi-missione Jamms. Si tratta di programmi militari approvati dal Parlamento italiano con voto bipartisan di centrodestra e centrosinistra. L’Aeronautica Militare italiana potrebbe non essere contenta di una simile soluzione.

Gli accordi furono votati da destra e da sinistra, ma il centrosinistra di allora, bisogna dargliene atto, non era il suo.

In tutta sostanza, anche questa volta l’attuale segretario del Partito Democratico, fra un Antani e una Supercazzola per due, ha dato l’ennesima prova della sua inadeguatezza a ricoprire il ruolo che ricopre, almeno però questa volta lo ha fatto in campo internazionale.

Michael Sfaradi, 20 gennaio 2023

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