Il problema non è l’ammissione di Imane Khelif alle Olimpiadi di boxe contro Angela Carini, ma la correttezza sportiva violata e l’utilizzo dello sport come megafono della cultura woke.
Allora ripetiamo tutti insieme:
– Se sei geneticamente di sesso femminile o maschile devi competere con atleti del tuo stesso sesso;
– se sei una donna transgender (cioè uomo alla nascita, ma che ti identifichi come donna) devi competere con atleti di sesso maschile;
– se sei uomo transgender (cioè donna alla nascita, ma che ti identifichi come uomo) devi competere con atleti di sesso femminile;
– se sei non binario o genderqueer (cioè non ti identifichi nella tradizionale e binaria categorizzazione di genere) devi competere con atleti di sesso analogo a come sei stato riconosciuto alla nascita.
Tutto questo non c’entra nulla con l’inclusività e con la libertà sessuale, col rispetto delle minoranze o con la moralità.
Sono banali codici genetici che, se si entra in una competizione agonistica, devono essere rispettati.
Continuare a non farlo, a imporre la cultura woke perfino in campo sportivo, ora anche alle Olimpiadi è contro il buon senso e non giova alla libertà sessuale di nessuno.
Andrea Bernaudo, 1 agosto 2024
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