Esteri

Le 4 telecamere e la torretta: perché Israele ha sparato sull’Unifil

Siddhartha Gautama, Buddha, disse: Tre cose non possono essere nascoste a lungo: il sole, la luna e la verità”. Purtroppo però, e questo lo aggiungo io, quest’ultima, soprattutto quando riguarda Israele e gli ebrei in generale, non viene quasi mai ascoltata.

Questo però non significa che non vada detta, anzi, al contrario, deve essere ben specificata in modo che rimanga qualche documento per memoria storica. La speranza, in fondo si vive di speranza, è che il futuro possa essere abitato da popolazioni che non permettono alla vulgata, alla propaganda e alle mezze verità, che sono mezze bugie, di diventare sacre e inviolabili. La speranza, in fondo si vive di speranza, è che il futuro possa essere abitato da popolazioni che non permettono lavaggi del cervello dalla politica e dall’informazione malata, di esempi ce ne sono così tanti che elencarli tutti è oggettivamente impossibile.

La speranza, in fondo si vive di speranza, è che chi siede in posti importanti, mi riferisco soprattutto ai politici, conosca le regole basilari della diplomazia, ragioni con il cervello e non con la pancia e anteponga la verità all’ideologia. Perché, comunque la si pensi, la verità è sacra, mentre l’ideologia ha sempre molti punti d’ombra, troppi. La notizia rimbalzata su tutti i giornali e telegiornali è stata che un carro armato israeliano ha sparato contro le truppe dell’UNIFIL in Libano e che due caschi blu sono rimasti leggermente feriti. Calma, mettiamo ordine, altrimenti all’interno di questo tam-tam non ci si capisce nulla, il che è proprio quello che in molti vogliono. Sono tanti i particolari da mettere in luce per cui è meglio essere quanto più sintetici possibile.

L’UNIFIL è formata da militari provenienti da vari paesi che rispondono alle Nazioni Unite, per farla più semplice, sono militari che alcuni eserciti prestano all’ONU al fine di far rispettare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza in zone difficili del mondo. Pertanto l’UNIFIL risponde alle direttive ONU ed è sotto la responsabilità del palazzo di vetro a prescindere dalla nazionalità dei militari impegnati. Inoltre, è necessario sottolinearlo, attualmente il comando è della Spagna e i due militari leggermente feriti sono indonesiani. Pertanto, almeno per quello che si sa al momento, non ci sono italiani feriti.

Non appena sono state battute queste poche parole è subito sembrato, Massimo Decimo Meridio docet, che si fosse scatenato l’inferno con il ministro Guido Crosetto che, come l’Orlando Furioso, convocava l’ambasciatore israeliano per consultazioni, rispondeva ai giornalisti e in televisione lanciava accuse di crimini contro l’umanità. Il ministro della Difesa Crosetto dovrebbe sapere che esistono delle regole in diplomazia che vanno rispettate anche nei momenti più difficili, soprattutto nei momenti più difficili, e queste regole prevedono che per cortesia diplomatica un ambasciatore viene convocato dal ministro degli Esteri, solo in casi davvero eccezionali dalla Presidenza del Consiglio. Questo secondo caso è estremamente raro.

Secondo errore è che attualmente la carica di ambasciatore dello Stato di Israele in Italia è vacante, il vecchio ambasciatore non è più accreditato e quello nuovo deve ancora presentare le credenziali al Presidente della Repubblica. Pertanto la convocazione sarebbe dovuta arrivare al Console Generale attualmente facente funzioni. Se Crosetto fosse stato il ministro degli Esteri sarebbe stato al corrente di questo particolare non di poco conto.

Veniamo al fatto e come si è svolto. A essere colpita non è stata direttamente una base UNIFIL presidiata da soldati italiani, ma una torretta, un punto di avvistamento sulla quale erano state montate quattro telecamere basculanti. È necessario sottolineare che fino a quando il comando era in mano agli italiani i contatti fra l’IDF e l’UNIFIL erano continui, ma da quando c’è stato il passaggio di consegne a favore degli spagnoli tutto questo si è ridotto al minimo sindacale, anzi, sotto il minimo sindacale. In quella che è una zona di guerra aperta, il comando dell’esercito israeliano aveva contattato nelle ultime dodici ore, e per quattro volte, le linee di comando UNIFIL chiedendo la rimozione di quelle telecamere perché la zona a ridosso interno dell’area è presidiata dai terroristi di Hezbollah e non sussistevano garanzie sufficienti a escludere possibili connessioni alle immagini riprese dalla torretta.

Hackerare delle telecamere è relativamente semplice e quelle montate sulla torretta dell’UNIFIL avrebbero potuto dare, e sicuramente l’hanno dato altrimenti non ci sarebbe stata la reazione israeliana, informazioni ai terroristi di Hetzbollah sui movimenti delle truppe IDF che avanzano in Libano alla ricerca di armi e dei lanciatori di missili che da più di un anno tormentano le città del nord Israele. Per quattro volte la richiesta è caduta nel vuoto. Un portavoce dell’UNIFIL ha dichiarato alla stampa che la forza multinazionale ha respinto la richiesta israeliana di evacuare le postazioni lungo il confine tra Israele e Libano.

“Siamo lì perché il Consiglio di sicurezza ci ha chiesto di esserci. Quindi resteremo finché la situazione non diventerà impossibile per noi operare”, ha detto alla Reuters il portavoce dell’UNIFIL Andrea Tenenti. Bisogna ricordare che l‘UNIFIL è stata creata per supervisionare il ritiro delle truppe israeliane dal Libano meridionale dopo la fine del conflitto del 1978 e che L’ONU ha ampliato questa missione con la risoluzione 1701 che è seguita alla guerra del 2006 tra Israele e Hezbollah. Questo ha consentito ai peacekeeper di dispiegarsi lungo il confine israeliano per aiutare l’esercito libanese a estendere la sua autorità nel sud del paese per la prima volta in decenni. La risoluzione 1701 chiede che il Libano meridionale sia libero da gruppi armati diversi dalle Forze armate libanesi.

Pertanto ciò che ha detto alla Reuters il portavoce dell’UNIFIL è vero solo in linea di principio, perché di fatto l’UNIFIL, cioè l’ONU, non ha fatto nulla in venti anni per impedire la presenza armata di terroristi, di conseguenza non ha rispettato il suo mandato e le migliaia di missili di fabbricazione iraniana lanciati da Hetzbollah verso Israele sono la prova palese dell’inutilità della loro presenza in loco, inutilità che in più casi ha rasentato il danneggiamento e lo sputtanamento internazionale. Negli ultimi 20 anni l’UNIFIL non ha visto i terroristi girare armati in zone dove non dovevano essere e non ha fatto nulla per allontanarli, l’UNIFIL non ha visto l’arrivo dall’Iran di migliaia di missili finiti nelle mani di Hetzbollah e si è finta sorpresa quando quegli stessi missili hanno incominciato a volare verso il nord di Israele.

Ora, francamente, UNIFIL non ha mai fatto il suo lavoro, non ha mai fatto rispettare il mandato, per 20 anni è stata le tre scimmie in una, non ha visto, non ha sentito e, soprattutto non ha mai parlato delle situazioni che si svolgevano davanti agli occhi chiusi degli osservatori internazionali e poi, magicamente, ritrova la vista e proprio mentre c’è una guerra in corso monta delle telecamere per vedere bene, allora gli occhi li hanno, sul lato israeliano. Si rifiuta di toglierle e quando vengono levate con la forza, dopo quattro avvertimenti in dodici ore, ritrova anche la parola per protestare contro Israele quando per Hetzbollah in venti anni ha regnato il silenzio assoluto.

Insomma, Israele è riuscita a far ritrovare la vista e la parola ai ciechi e ai muti, è proprio vero che viviamo nella terra dei miracoli.

Michael Sfaradi, 11 ottobre 2024

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