La questione Prodi non può chiudersi così velocemente. Si tratta di un fatto gravissimo. Le immagini trasmesse dal format Dì Martedì mostrano inequivocabilmente il professore prendere per i capelli la giornalista.
Innanzitutto desidero offrire tutta la mia solidarietà a Lavinia Orefici di “Quarta Repubblica”. Inoltre è fondamentale stigmatizzare l’accaduto e prendere le distanze da tali atteggiamenti. Come osa un rappresentante politico trattare una giornalista con tanta tracotanza?
Quel gesto è da considerarsi bullismo. Non a caso l’inviata ha dichiarato: “Prodi mi ha tirato i capelli come un professore tira le orecchie a un somaro”. Dunque, oltre all’aggressione fisica, troviamo una svalutazione nei confronti della persona e della professionista. Addirittura, invece di disapprovare l’evento, Enrico Letta ha lanciato uno slogan di sostegno. Siamo all’assurdo, come le dichiarazioni inverosimili di Prodi. Il professore è davvero convinto di poter fare passare quella tirata di capelli come un gesto di affetto?
Quella tirata di capelli oltre a rappresentare il contrario dell’affetto e della buona educazione è manifestazione dell’assenza di contenuto politico. La mancanza di rispetto è stata palese. Le scuse sono necessarie e fondamentali per evitare l’approvazione indiretta di un gesto arrogante. Vorrei ricordare a Romano Prodi, il codice cavalleresco, dove tra i punti fondamentali troviamo il dovere di rispettare le donne e di soccorrerle quando sono sofferenti.
La buona educazione deve partire dai vertici della società, ma a quanto apprendo, Romano Prodi non ha formulato in modo chiaro le sue scuse. Mancano cinque parole maghiche: “Chiedo scusa a Lavinia Orefici”. Lei ha sbagliato professore e deve chiedere scusa.
Carlo Toto, 27 marzo 2025
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