5. L’Unione Europea costruirà la sua identità non sui valori (Ratzinger) ma sul fatto di essere la prima entità a fare proprie le regole dello stato cosmopolitico a venire (Spinelli). Essa si fonderà sul soft power, e quindi non avrà bisogno di eserciti (Habermas-Derrida); sugli scambi commerciali, perché è il primo “mercato del mondo”; su un’idea universalistica dei diritti e della giustizia (la cosiddetta e fantomatica Global Justice!); sul progetto di un mondo migliore e cioè emendato dalle “colpe” storiche che l’Occidente stesso ha accumulato lungo il suo cammino; sul progetto di un mondo “sostenibile” basato su una riconversione ecologica drastica e rapida (gretismi di movimento e di governo). La pandemia prima, la guerra poi, hanno fatto crollare queste utopie, di cui nessuno più osa parlare nei termini ideologici che potevamo prima incosciente permetterci.
6. I paesi di Visegrad sono “fascisti” e non amano la libertà. Che non lo siano ma che semplicemente, avendo conosciuto le vecchie utopie non vogliono abbracciare acriticamente le nuove, sembra ora evidente; così come è probabile che quelle “imperfezioni” riscontrabili nelle loro democrazie non siano del tutto dissimili a quelle che, diversamente atteggiate, si riscontrano anche ad Ovest. In ogni caso, il fronte comune contro il nemico Putin aiuterà a superare le incomprensioni o a scalfire la malafede (ove c’è stata) degli uni e degli altri.
In effetti, il vero errore di Putin, dal suo punto di vista ovviamente, è forse stato proprio questo: non aver capito che le democrazie periscono esangui quando non hanno un “nemico” (già Popper si vide costretto a definire la “società aperta” in contrasto coi “suoi nemici”, e non “in positivo”). Con la sua scellerata invasione, un nemico all’Occidente glielo ha fornito su un piatto d’argento!
Corrado Ocone, 24 marzo 2022